Qualche mese fa, nessuno pensava che il Coronavirus ci avrebbe sconvolto la vita, invadendo la nostra quotidianità e costringendo anche il mondo accademico ad approntare una didattica telematica.
Ma come se la sta cavando Uniud? Sicuramente, il nostro ateneo non era abituato a sfruttare appieno la tecnologia. «Questa nuova modalità didattica ha portato a cercare di adattare al meglio un programma pensato per una classe reale. Non è così che si dovrebbe fare, ma non c’è il tempo per una vera ristrutturazione volta ad un efficace e-learning», dice il Prof. Francesco Marangon, Delegato del Rettore per la Sostenibilità. In effetti, l’emergenza ci ha travolti con una rapidità tale da permetterci soltanto di traslare le nostre attività nel mondo telematico. Tuttavia, molti studenti fanno notare che un’università non dovrebbe trovarsi in difficoltà se costretta all’uso della tecnologia, nel 2020. Il COVID-19 ha forse messo Uniud di fronte ai suoi limiti? «Credo che molti colleghi si siano accorti che la semplice lezione frontale non è più sufficiente e spero che mettano in campo quella metodologia che gli specialisti di teledidattica chiamano “lezione sincrona”: una didattica più partecipativa, attiva», ci fa sapere il Prof. Andrea Zannini, Direttore del Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale.
Nel complesso, gli studenti concordano sul fatto che la didattica online offra dei vantaggi: le registrazioni delle lezioni sono utili a chi lavora o ha sovrapposizioni (motivo per cui si chiede che diventino la prassi), avere le slide sul proprio schermo è molto meglio che vederle male dall’ultima fila di un’aula affollata, le spiegazioni sembrano essere più dense di contenuti e i docenti più reperibili.
Tuttavia, durante queste prime settimane sono già emerse alcune difficoltà: la mancanza di contatto diretto rende più macchinosa la comunicazione, i ritardi nello svolgimento di esami e lauree hanno rallentato il percorso di studi, i corsi in cui è richiesto di elaborare progetti di gruppo soffrono la distanza obbligata e, naturalmente, gli studenti di Medicina si trovano a non avere lezioni perché molti docenti sono medici che stanno lavorando senza sosta negli ospedali. Soprattutto, però, è generale la lamentela sulla scarsa attenzione riservata allo stato psicologico degli studenti. Pare proprio che alcuni docenti approfittino dei mezzi informatici per tenere lezioni più lunghe del solito, senza pensare che passare ore davanti a un computer è molto più pesante che seguire le stesse lezioni dal vivo; allo stesso modo, la mole di lavoro da svolgere a casa impone a tanti di noi di passare l’intera giornata inchiodati alla scrivania.
Lezioni a parte, c’è anche chi ha discusso la propria tesi ed è stato proclamato dottore in streaming. «Le lauree telematiche in un momento eccezionale come questo sono fondamentali, ma non potranno mai sostituire le emozioni vissute di persona. La presenza di famiglia e amici fa tanto in questa giornata», commenta Silvia Tirel, neo-laureata in Scienze e tecniche del turismo culturale. Riguardo al lato pratico dell’evento, Silvia sostiene che «pur trovandosi da un giorno all’altro a dover convertire i corsi in modalità online e a gestire contemporaneamente esami e lauree, l’Università ha affrontato molto bene il tutto». A proposito delle lauree a distanza, il Prof. Marangon aggiunge: «Qualche volta abbiamo visto apparire dei familiari commossi che hanno applaudito insieme a noi. Speriamo di poter recuperare questa parte a emergenza conclusa!».
Einstein sosteneva che la crisi può portare progressi. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato… E questo è ciò che tutti auguriamo alla nostra Uniud.
Alessia Cualbu e Sara Latorre