Categorie
Le Faremo Sapere

Come gestire il: “Grazie, le faremo sapere”

In Italia a 36 anni ormai sei vecchio. Perché cercano candidati con esperienza, ma giovani. Cercano persone in grado di risolvere i problemi, ma fresche di laurea.
Quindi, in un colloquio di lavoro non sai mai cosa serve: titoli, esperienza, competenza o professionalità?

Pensi di essere preparato e voglioso di imparare, ma non basta.

Quando entri nel simpatico mondo della disoccupazione, ti iscrivi a mille agenzie del lavoro, mille siti e portali che propongono offerte corrispondenti al tuo profilo.

Non hai modo di parlare direttamente con chi potrebbe assumerti, non hai la possibilità di giocare bene le tue carte mostrando le tue qualità. Tutto viene filtrato da un dipendente di un’agenzia.

Colloqui per interposta persona e rifiuti via mail.

La cosa che mi fa sorridere è che tutti si prefissano di accettare qualsiasi tipo di lavoro; certo, è possibile imparare a fare qualsiasi cosa, non lo metto in dubbio. Oggi si nasce con una vocazione e per necessità si finisce a fare altro. Ma, perché c’è sempre un ma, nessuno si accorge che affidando una mansione alla persona giusta o a quella sbagliata non si ottiene lo stesso risultato. 

Prendiamo l’esempio del cameriere: molti lavorano come camerieri per guadagnare qualcosa. Ecco, non tutti lo sanno fare eppure lo fanno.

Allora, cerchiamo di comprendere meglio cosa avviene dietro le quinte.

Perché le aziende fanno i colloqui?

I motivi sono due:
1. Per conoscere meglio un candidato.

Dal curriculum vitae un’azienda può capire l’età, il percorso di studio, le esperienze, ma non il carattere del candidato. La prima fase di lettura dei diversi curricula giunti in azienda o in agenzia serve per effettuare una scrematura delle candidature e cercare un profilo che si allinei maggiormente al ruolo offerto.

2. Per selezionare il candidato ideale

In un periodo di disoccupazione le aziende si ritrovano con decine se non centinaia di cv lasciati dalla gente in cerca di un lavoro. Dopo aver selezionato i candidati che per capacità tecniche ed esperienze lavorative meglio si adattano al ruolo offerto, l’azienda decide di individuare, tramite la successiva tappa del colloquio, il candidato con le migliori capacità personali. I selezionatori non prendono decisioni su due piedi, quindi comunque vada vi rimanderanno a casa e si faranno sentire loro.

“Ti faremo sapere”

La maggior parte delle volte, dopo aver risposto alle domande ed aver sudato sette camicie, l’azienda ti dice: “Ti faremo sapere”. Non è né un , né un no, ma un forse. Questa risposta mette molta agitazione nel candidato perché non permette di capire com’è andato il colloquio.
Quando si riceve un no secco, per quanto possa essere duro, almeno si capisce di aver sbagliato qualcosa e si prova quanto meno a correggere gli errori commessi in vista del prossimo colloquio.

Tuttavia, lasciando la questione in sospeso, l’azienda impedisce alla persona di andare avanti e pensare subito al proprio futuro. Non sapendo in tempi brevi l’esito del colloquio, il candidato rimane in attesa anche per settimane, speranzoso di ricevere una telefonata da parte dell’azienda.
Nella maggior parte dei casi se l’esito del colloquio è risultato negativo, il candidato non riceve alcun riscontro.

Restare in attesa di qualcosa che potrebbe o non potrebbe succedere è qualcosa di veramente delicato e complesso, soprattutto se si è investito un sacco di tempo, energia e speranze per raggiungere l’obbiettivo. Uno degli aspetti più delicati è che siano altri ad avere in mano la situazione. In questa circostanza spesso ti chiedi: “perché dovrebbero scegliere proprio me?” E hai ragione, quasi mai saremmo perfetti per un lavoro, e spesso ci sarà qualcuno più qualificato. Ma è davvero un buon motivo per non tentare nemmeno?

Quanto tempo deve passare?

Sarebbe meglio ricordarsi di chiedere, in sede di colloquio, quali sono i prossimi step per la selezione. In linea di massima però, aspetta una decina di giorni o due settimane prima di farti sentire. Non sai mai quale sia il numero di candidati che si sono presentati, né quali sono le procedure interne di preassunzione. Per questo motivo a te una settimana può sembrare tantissimo tempo, ma per chi ci lavora potrebbe essere un battito di ciglia.
Trascorso questo lasso di tempo, se non hai ricevuto una risposta, ma sei comunque realmente interessato, invia un’e-mail con le tue domande, meglio se indirizzata a chi ti ha fatto il colloquio.

Cercare un altro lavoro oppure no?


Fino a quando non hai la certezza di un contratto, e fino a quando quel contratto non lo firmi, non sei in parola con nessuno. Quindi non ti fermare al primo colloquio in attesa di un responso: continua a cercare quello che fa per te. Dopotutto cercare lavoro è esso stesso un lavoro. Non c’è una regola generale e neanche su misura che vi possa assicurare l’assunzione, ma sicuramente possiamo utilizzare delle linee guida importanti nel primo approccio al mondo del lavoro.

Nella seconda parte di questa rubrica, vi darò alcuni consigli per migliorare il vostro primo approccio a un colloquio di lavoro.

Xhensila Xhani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *