Categorie
Ventunesimo Secolo

Porpora Marcasciano: una vita di impegno a favore dei diritti

Porpora Marcasciano nasce nel 1957 a San Bartolomeo in Galdo, in provincia di Benevento (anche se più che campana o beneventana, lei si definisce sannita) ed è una delle persone più importanti in Italia per l’attivismo LGBT+. 

Attiva sin dagli anni ‘70, fonda nel 1979, assieme a Marco Sanna ed Enzo Iella il Collettivo NARCISO (Nuclei Armati Rivoluzionari Comunisti Internazionali Sovversivi Omosessuali), che nel 1983 diventerà il Circolo Mario Mieli, chiamato così in onore dell’autore Mario Mieli, morto suicida in quello stesso anno. Ha anche partecipato alla nascita del MIT (Movimentò Identità Trans, nato Movimento Italiano Transessuali) nel 1979, di cui è stata presidente dal 2010 al 2016. E’ stata inoltre vicepresidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale Identità di Genere) e responsabile del consultorio ASL/MIT. Oggi è dirigente artistica di Divergenti, il festival internazionale del cinema trans che dal 2008 si tiene ogni anno a Bologna e fa parte del consiglio comunale di Bologna.

La sua militanza, dunque, inizia negli anni ‘70, in coincidenza della morte di Pier Paolo Pasolini (1975), epoca in cui in Italia erano pochi i movimenti per la liberazione omosessuale e generalmente indissolubilmente legati ad ambienti marxisti e radicali. In un momento storico in cui l’Italia era scossa dalle rivolte studentesche, da scioperi e occupazioni, da attentati e terrorismo (si ricordi infatti il caso Moro del 1978), in cui si festeggiava l’approvazione della legge sul divorzio del 1970 e di quella sull’aborto del 1978, ma in cui continuava a non esserci spazio per le persone queer, in cui le persone trans venivano arrestate o per atti osceni in luogo pubblico o in forza dell’articolo 1 della legge 1423/56 (ormai abrogata), che riteneva tali persone soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità, Porpora e molte altre persone hanno deciso di non nascondersi, di combattere e resistere con le unghie e con i denti, ma soprattutto, come ricorda la stessa Marcasciano, con il sorriso.

E’ così grazie a questo sforzo collettivo e all’impegno di persone come Porpora, nel 1982 il Cassero di Bologna è stato ceduto al Circolo di Cultura Omosessuale 28 Giugno, e sempre lo stesso anno è stata promulgata la legge 164, che consente alle persone transessuali di veder riconosciuto il proprio genere elettivo sui documenti ed è stato organizzato il primo pride italiano, tenutosi a Bologna, sebbene la terribile ombra dell’AIDS. 

Nonostante queste vittorie, la strada è ancora lunga per i membri della comunità LGBT: è ancora necessaria l’approvazione di un giudice per poter rettificare i documenti e sottoporsi alle operazioni di riassegnazione di genere, il matrimonio gay ancora non è legale (l’unione civile da un punto di vista legale ha delle sfumature diverse rispetto a quelle di un matrimonio), il riconoscimento dei figli per coppie omogenitoriali è una questione ancora dibattuta e l’adozione sembra invece un vero e proprio miraggio. 

Porpora Marcasciano non è solo militante, si dedica anche ai libri. Infatti, laureata in sociologia, scrive saggi e romanzi e si dedica alla ricerca. 

I suoi titoli più conosciuti sono Tra le rose e le viole, L’aurora delle trans cattive, AntoloGaia ed Elementi di critica trans.

Tra le rose e le viole: la storia e le storie di travestiti e transessuali, pubblicato nel 2002, ricostruisce, attraverso racconti e testimonianze, l’esperienza trans in Italia, dagli anni ‘50 fino agli anni 2000, ripercorrendo la storia della lotta per i diritti, ma anche la storia personale di molte persone, purtroppo quasi sempre dolorosa. Attraverso questo libro, la comunità transgender parla di sé, senza che ci sia nessuno a mediare le parole e i messaggi, senza che ci sia un’occhio esterno a patologizzare e moralizzare.

In L’aurora delle trans cattive: storie, sguardi e vissuti della mia generazione transgender (2018) l’autrice ripercorre quarant’anni di vita, tracciando la propria genealogia trans, ma aggiungendo tasselli al quasi sconosciuto mosaico storico di una vita e una cultura relegate ai margini. E se lei è la protagonista, protagoniste sono anche tutte le persone che fanno la loro comparsa nella narrazione, che sono sopravvissute rimanendo ai margini della società e che hanno lottato.

Con un titolo che rimanda agli Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli, Elementi di critica trans (2010) vuole essere la cassaforte, il deposito, delle testimonianze sia individuali che collettive della comunità trans italiana, ma anche il luogo per il dibattito in merito al significato della propria esperienza, alla possibilità di costruire una soggettività critica, nel tentativo di arrivare a posizioni condivise su storia, genere, sesso, patologia, autodeterminazione, senso e significato delle parole.

Anche AntoloGaia: vivere sognando e non sognare di vivere, i miei anni Settanta (2015), partendo dall’esperienza personale dell’autrice, vuole ricostruire e testimoniare l’esperienza trans in Italia, ma pone soprattutto l’enfasi sul cruciale decennio 1972-1982, che vide la nascita di collettivi e movimenti, l’emancipazione, la libertà, la lotta, la disperazione e la felicità, offrendo un quadro preciso e dettagliato della situazione sociopolitica del tempo.

Porpora ha, si può dire, aperto la strada per l’acquisizione dei diritti e ancora adesso continua ad essere in prima fila, ma è il momento di onorare gli sforzi, le sofferenze e le vittorie di lei e tanti altri iniziando a camminare in prima fila, aprendo la strada per le generazioni a seguire.

Nella speranza che questi libri e quest’autrice possano essere di ispirazione, buona lettura!

Federico Borghese

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *