Minneapolis, USA, 25 maggio 2020. Un poliziotto bianco uccide George Floyd, uomo afroamericano, schiacciandogli la gola a terra con un ginocchio fino a provocarne il soffocamento. Potrebbe essere un episodio come tanti, se il video girato con un cellulare non iniziasse a fare il giro del mondo attraverso i social. Da lì, ondate di indignazione e cortei pacifici di protesta nelle città statunitensi che diventano guerriglia urbana in seguito alle reazioni violente delle forze dell’ordine.
Fine del resoconto. Ora potrei dirvi che siamo tutti uguali e che il colore della pelle non conta. Confermerei l’idea della maggior parte di voi e avrei fatto il mio compitino. E confermerei anche che siamo tutti razzisti.
Perché? Chi vi scrive è una donna bianca. Appartengo all’etnia a vantaggio della quale è strutturato il sistema in cui viviamo. Godo del privilegio di essere bianca (un po’ indebolito dal fatto di essere donna, ma questa è un’altra storia). Godo del privilegio di sedermi vicino a una persona sull’autobus senza che questa stringa a sé la borsa; di vedere professoresse, attrici, scienziate e politiche che hanno il mio colore di pelle; di trovare un fondotinta economico adatto alla mia carnagione; di non essere considerata automaticamente una prostituta mentre aspetto qualcuno sul ciglio della strada; di essere riconosciuta come italiana dal mio Paese. Sono bianca e non subisco nessun tipo di discriminazione per questo, ed ecco perché posso permettermi di ignorare l’esistenza delle differenze che portano alle discriminazioni razziali.
Nessuna persona non-bianca direbbe mai che siamo tutti uguali, perché, purtroppo, il mondo non fa altro che ricordarle che è diversa e inferiore. Dire che non notiamo il colore della pelle equivale a dire che non vogliamo vedere la sofferenza e la rabbia delle persone nere. Ed è un atteggiamento razzista. Ma io non sono razzista, giuro – potresti dirmi. Va bene, ma sei un bianco che vive in un sistema razzista basato sullo strapotere dei bianchi. Non basta che tu non sia razzista, è necessario che tu sia anti-razzista. La cosa più anti-razzista che puoi fare è chiudere la bocca e ascoltare le persone nere. Io e te non abbiamo idea di cosa significhi essere nero in questa società, quindi dobbiamo ascoltare chi lo è per imparare a riconoscere il nostro privilegio e, poi, abbatterlo. Sono una donna bianca che vive in un sistema razzista basato sul white privilege e sto imparando a riconoscere i modi in cui il mio privilegio schiaccia le vite degli altri. Non sono più intelligente o più sensibile di te, ho solo ascoltato. Sono quasi sicura che martedì 2 giugno tu o molte persone che conosci abbiate aderito al #blackouttuesday. Beh, sappi che Instagram è il posto giusto per iniziare ad ascoltare: @graceonyourdash, @darkchocolatecreature, @misstiataylor_, @unavitadistendhal, @afroitaliansouls, @cimdrp, @grand_erre, @carlottavagnoli.
Sara Latorre