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Evoluzione Birbante: i Platelminti e “l’inseminazione traumatica”

Con questo primo articolo inauguro una serie di scritti di divulgazione scientifica riguardanti alcune delle curiosità più assurde, affascinanti e talvolta inquietanti del mondo animale.


I platelminti, comunemente conosciuti come vermi piatti, fanno parte di un phylum costituito da circa 25.000 specie di animali; la più conosciuta tra queste è sicuramente la tenia o verme solitario, una tipologia di platelminta parassita, che difatti vive all’interno di altri organismi.
Oggi però parleremo dei platelminti turbellari (che possono muoversi liberamente), appartenenti al genere Planaria , che si possono trovare per lo più fra la sabbia e le rocce dei fondali marini. Si tratta di organismi dal corpo piatto lunghi pochi centimetri, che possono presentare una colorazione vivacissima o più tendente al grigio e al marrone.

Questi piccoli metazoi sono i primi esseri viventi ad aver sviluppato un capo, un apparato digerente e un apparato escretore. Di fatto è probabile che ogni animale che oggi vive sulla terra o in acqua discenda proprio da esseri simili alle Planarie.

Finora niente di troppo bizzarro; entriamo però nel fulcro del discorso: la loro sessualità.

I vermi piatti sono ermafroditi, ovvero possiedono sia le gonadi maschili che quelle femminili. Esistono sia specie di ermafroditi sufficienti (che possono riprodursi senza il bisogno di un partner, creando quindi dei cloni) che di ermafroditi insufficienti (che necessitano di un partner per generare una prole). È nel caso dell’ermafroditismo insufficiente che entra in gioco l’inseminazione intradermica o ipodermica (penis fencing), che può essere definita a tutti gli effetti un’“inseminazione traumatica” .

Può essere che i vermi piatti abbiano adottato questa particolare competizione sessuale perché in natura, in termini biologici, è molto complesso e faticoso “fare la mamma”. Nel senso che è un dispendio energetico immenso e talvolta anche fatale. Detto questo, vediamo come funziona il penis fencing.

Due esemplari di vermi piatti si avvicinano, cominciano a sfiorarsi in maniera del tutto innocua. Ad un certo punto, in entrambi gli esemplari si può notare la comparsa di due sporgenze, simili a stiletti; si tratta dei loro peni, pronti per essere utilizzati come un’arma bianca.

Lo scopo di quello che pare un vero e proprio duello è infilzare il partner più volte possibile, per avere la certezza di fecondare l’”avversario”. Il più debole dei due esemplari sarà quello maggiormente ferito, che quindi avrà più probabilità di ritrovarsi a fare da madre. Chiaramente saranno i combattenti più abili ad avere il miglior successo riproduttivo, tramandando in questo modo i geni più forti. Uno degli aspetti più sorprendenti di questa fecondazione è che l’atto può durare addirittura più di un’ora.

 

Esistono però alcune specie di vermi piatti che preferiscono condividere anziché competere. Ma attenzione: a volte uno dei due partner inganna l’altro senza trasferire alcuno sperma; in questo caso il partner “truffato” lo abbandonerà prematuramente. Alcuni individui invece alternano la donazione di sperma.

Può anche capitare che un individuo non riesca a trovare un partner. A quel punto si trafiggerà da solo pur di potersi riprodurre; questa tecnica è definita selfing. Secondo i ricercatori non è possibile definire quest’ultima pratica “traumatica”, in quanto non si è certi del fatto che il verme piatto colpendosi provi o meno dolore. 

 

Consiglio vivamente la lettura del saggio La vespa che fece il lavaggio del cervello al bruco di Matt Simon, dove è possibile approfondire questo argomento più altre curiosità bizzarre sugli animali.

Filippo Onorati

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