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Ventunesimo Secolo

I valori infetti delle nostre statue

Che la pandemia di coronavirus abbia costituito una svolta nella storia dell’umanità è ormai un fatto certo. Un lungo lockdown ha soffocato le aspirazioni alla libertà che da ormai 70 anni caratterizzavano il mondo globalizzato: da un giorno all’altro milioni di persone sono state costrette a convivere in pochi metri quadrati, all’interno di mura fatte di cemento e paura, mentre al di fuori un nemico piccolo e invisibile riempiva tragicamente le terapie intensive degli ospedali. Nonostante questo lungo via vai di esseri umani ridotti, per molti di noi, a numeri snocciolati dall’Autorità suprema della paura alle sei del pomeriggio, il mondo non ha perso il suo appuntamento con la storia. Come un’onda che si infrange violentemente sulla spiaggia, la storia ha travolto gli esseri umani nell’era post-Covid, alimentando una fame di giustizia e libertà senza precedenti, soprattutto dopo il brutale omicidio di George Floyd.

Se il giovane di Minneapolis è divenuto il simbolo della lotta contro la discriminazione e il razzismo, non può che essere per il lungo strascico di frustrazione causato dall’ondata di morti e di povertà dovuta al Covid. Ma George Floyd è divenuto il simbolo di un fenomeno storico che ha radici più profondo, di una società sull’orlo di una crisi sistemica innescata dal crack finanziario del 2008 e che negli ultimi anni aveva manifestato un rinnovato desiderio di eguaglianza e giustizia.

Colombo, Churchill e Montanelli

Razzismo e discriminazione sono l’altra faccia della medaglia della povertà. Ma è il caso che fa scoppiare la bufera. E George Floyd è diventato il caso, il simbolo di una generazione che vuole una società nuova, più giusta, equa e solidale. E quando la società vuole nuovi idoli, quelli vecchi sono destinati a crollare. Ed è proprio questa la conclusione necessaria che ha portato all’imbrattamento e all’abbattimento delle statue di eminenti personaggi storici del mondo economico, politico e culturale.

Non sono tanto le statue in sé il bersaglio della polemica, bensì ciò che esse rappresentano: l’abbattimento della statua di Cristoforo Colombo non costituisce dunque un attacco al navigatore italiano, quanto piuttosto all’evento simbolo dell’inizio della schiavitù nera in America dovuta alla scoperta del continente da parte degli europei; l’imbrattamento della statua di Churchill, invece, è il simbolo della lotta contro l’aggressiva mentalità coloniale europea di inizio Novecento, che ha depredato i popoli africani di qualunque tipo di risorsa; il caso Montanelli, infine, il simbolo della lotta al madamato coloniale fascista.

Una nuova storia

Ogni storia necessita di un atto di creazione e uno di distruzione. Per scrivere una storia nuova è necessario cancellare quella vecchia. Ma siamo sicuri che sarà davvero una storia giusta? Il caso George Floyd ha certamente dimostrato che non c’è nulla di avanzato una società che si autoproclama tale e che sarà necessario lottare ancora se vogliamo che il futuro si tinga di giustizia e non più di sangue, povertà e indifferenza. Ci ha dato prova del fatto che la storia è in mezzo a noi e che ognuno di noi ne è il protagonista.

Andrea Sturmigh