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Le Faremo Sapere

Insegnare presso ITS Cosmo Fashion Academy di Longarone

Conosco Michele Vello da circa due anni, abbiamo iniziato il corso di laurea magistrale in Storia dell’arte assieme, nel 2020, ed entrambi ci siamo laureati martedì scorso. Urrà! Immagino (e spero) che il nome vi suoni familiare: Michele è redattore per Stuzine e nello specifico cura la rubrica “Il salotto letterario”, regalandoci articoli inerenti al mondo della moda e alla storia del costume.
L’anno scorso è stato selezionato per tenere un “Corso ITS di Eyewear Product Manager”, promosso dalla Fondazione ITS Cosmo Fashion Academy, a Longarone (BL). Tra una lezione e l’altra, mi ha raccontato la sua esperienza, con un tale entusiasmo che abbiamo pensato di condividerla con tutti, sottoforma di intervista.

Quando, dove e come hai ottenuto il lavoro?
Ho ottenuto il posto tramite la segnalazione di uno dei miei ex datori di lavoro. Lui insegna al corso da una decina d’anni e, nello specifico, la posizione di docente di Fashion Trend and Research era vacante. Quindi ho inviato il curriculum e mi hanno selezionato. A fine luglio 2021 è avvenuta la selezione e a novembre 2021 ero in classe per il mio primo anno d’insegnamento, per poi essere confermato per l’anno accademico 2022/2023.

Da quante ore era costituito il tuo corso e come lo hai articolato? Contenuti delle lezioni, laboratori, verifiche, discussioni, strumenti utilizzati…
Come si dice in questi casi, purtroppo o per fortuna, la materia d’insegnamento mi è stata affidata d’ufficio. Io avrei preferito insegnare storia del costume, la mia passione, magari focalizzandomi sulla moda del Novecento, invece ho dovuto mettere insieme un corso meno teorico e più pratico e attinente alle finalità professionali dell’ITS Cosmo Fashion Academy. È stata quindi una bella sfida trovare le modalità giuste per trasmettere un insegnamento che, per natura, andrebbe fatto più che raccontato.
Il corso di Fashion Trend and Research è strutturata in 20 ore di lezione, spalmate su 3 settimane consecutive, con 2 incontri da 8 ore e uno da 4. Ogni materia prevede una prova finale con un giudizio in trentesimi, la cui griglia di valutazione è a discrezione del docente. Nel mio caso ho strutturato le prime due giornate con 6 ore ciascuna dilezione teorica, per dare agli studenti i fondamenti della materia con molti esempi, in particolare concentrandomi sull’abc del fashion, sulle terminologie e come e dove trovare i trend. Le restanti ore sono state dedicate alla preparazione della prova di valutazione, con revisioni singole e infine, nelle ultime 4 ore di lezione, gli allievi hanno presentato il lavoro alla classe, argomentando in pubblico le scelte fatte. Al netto del progetto sviluppato in poco tempo, per me era molto importante che imparassero a stare e a parlare di fronte a un pubblico, a descrivere il loro elaborato e, perché no, a difenderlo dalle critiche, oltre a saperne mostrare e raccontare l’essenza. Tutte cose che dovranno fare in azienda, davanti a un pubblico di esperti molto più esigente.

Chi era il tuo pubblico? Età, formazione degli allievi…
Gli allievi del primo anno sono stati 16, dai 20 ai 25 anni, selezionati dalla fondazione e provenienti in gran parte dal Veneto, con degli outsider da Piemonte e Puglia. Questi hanno le formazioni più disparate, c’è chi già lavorava nel settore occhialeria e chi, la gran parte, è neodiplomato al liceo artistico.

Difficoltà che hai riscontrato?
La difficoltà maggiore è stata concentrare in solo 20 ore un corso che ne richiedeva di più. In particolare, per dare e mostrare più esempi e fare assieme un lavoro critico sulla definizione dei trend. Ad esempio, la mia materia è nelle prime settimane del primo anno, subito dopo le sfilate primavera/estate. Ebbene, non è stato possibile, per ragioni di tempo, analizzarle assieme e creare un trend book sul tema, utile per stimolare e supportare i progetti creativi futuri degli studenti. Infatti, l’obiettivo finale dei due anni di corso è quello di sviluppare un project work di una collezione d’occhiali.

Spesso si dice che l’università italiana sia troppo teorica e non fornisca le competenze per il mondo lavorativo. In questa esperienza, quanto ritieni sia stata utile la tua formazione universitaria? Di cosa avresti avuto bisogno eventualmente?
Io vengo da una triennale in disegno industriale, quindi di base ho una formazione tecnico-artistica e, tra una laurea e l’altra, sono passati 23 anni di lavoro tra abbigliamento, accessori e comunicazione. Quindi questi ultimi due anni di discipline umanistiche sono stati particolarmente formativi, per avere un approccio diverso verso il racconto e la trasmissione delle informazioni. Imparare a parlare in modo più forbito, perché la nostra lingua ci regala mille sfumature con cui creare un mondo di storie, essere più sintetico e incisivo, perché si hanno poche ore a disposizione e bisogna catturare l’attenzione, esattamente come fanno i nostri docenti nelle 30 o più ore di corso a loro disposizione, è fondamentale. Diciamo che la prima esperienza universitaria, mi ha dato le basi tecniche, poi sviluppate lavorando; l’ultima, un rigore formale che ha “ammaestrato” l’esperienza lavorativa. In più, ho dato un significato a tutte quelle domande che ci pongono i docenti per farci ragionare, ad esempio: «Mi dica cosa vede in questa foto». «Ma lei si è chiesto perché questo autore fa questa determinata scelta stilistica?». Alla fine, le ho fatte pure io, per ragionare assieme e trovare la risposta più corretta.

Uno dei pensieri che turbano un po’ l’animo di un insegnante riguarda l’efficacia delle proprie lezioni: capita di chiedersi se gli studenti abbiano capito davvero e se rimarrà loro qualcosa. Che idea ti sei fatto della ricezione da parte dei tuoi allievi? Hai avuto la possibilità di ricevere un riscontro?
Purtroppo non c’è la scheda di valutazione per il docente, mi sarebbe piaciuta per vedere se avevo fatto un buon lavoro. A questo va unito il fatto che, come già detto, il mio insegnamento è previsto solo al primo anno e alle prime settimane di corso, quando i ragazzi stanno ancora prendendo le misure della professione e sono bersagliati da tutte le informazioni che li investono. Un percorso più lungo con loro farebbe maturare feedback più obiettivi. Però io durante le lezioni mi fermavo e a tradimento dicevo loro: «Ma secondo voi, tutto quello che io vi sto dicendo, vi potrebbe essere utile un giorno nella vostra professione e formazione?».
Questo era il mio modo, forse brutale, per sondare la reale efficacia delle lezioni. Le risposte sono state positive, almeno hanno avuto la consapevolezza che la mia non era una somministrazione passiva di saperi, ma in parte finalizzata a un “progetto a lungo termine”. Più che docente amico, ho cercato di immedesimarmi in ciò che avrei voluto avere io dal corso, ovvero vedere e toccare cose vere, esempi reali e non ragionare in astratto, per questo ho portato loro i libri di cui parlavo e tutti i materiali che un domani troveranno in azienda. Quando ho portato gli occhiali in classe, ho detto loro: «Guardateli, toccateli, provateli, vivete questi oggetti». Poi, dal mio punto di vista, è stato anche uno scontro generazionale. Qual è il docente che per farti capire i trend e il ciclo della moda e il suo andare e venire, ti porta una scatola con trenta paia di occhiali indossati dal 1981 al 2021 e ti dice: «Questi sono tutti gli occhiali che ho indossato dai sei anni in su, vedete come oggi sono ritornati gli anni Ottanta? Sì? Ecco ragazzi questi sono i trend, questa è la moda!».
Il feedback migliore sono state le loro prove finali: mi hanno stupito, perché hanno davvero capito e usato tutto ciò che io gli ho dato in poche ore di lezione. Hanno effettivamente imparato, quindi penso di essere stato un buon docente.

In chiusura, c’è qualcosa che vorresti aggiungere?
È durata poco, ma è stata davvero la più bella esperienza del 2021, perché ho trovato un bel gruppo di studenti che mi hanno insegnato, inconsapevolmente, come condurre una classe e dove puntare per trasmettere loro il racconto della moda. Spero nel 2022, che sia un’annata altrettanto bella!

Spero che l’articolo possa portare buoni consigli a coloro che guardano con desiderio il lavoro dell’insegnante. Vi lascio il link alla pagina dell’ITS per eventuali approfondimenti: https://www.itscosmo.it/corsi/veneto/longarone/eyewear-product-manager/

Un sincero ringraziamento a Michele per questo racconto e un augurio per le lezioni future!

Abigyle Alzetta

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