Categorie
Studenti Senza Frontiere

Quanto ne sai di Ramadan?

Quanti di voi conoscono davvero la pratica del Ramadan? E quanti di voi l’hanno sempre erroneamente pronunciato Ramadam? (Ditemi che non sono l’unica…).
La settimana scorsa è iniziato quello che viene popolarmente concepito come il periodo di digiuno per i musulmani, ma di cosa si tratta esattamente? L’articolo di oggi punta a fare chiarezza su un’usanza sentita e praticata ogni anno da più di un miliardo di persone nel mondo, e lo fa attraverso lo sguardo di una studentessa Uniud. Abbiamo chiesto a Fatima, studentessa di IMMO (International Marketing, Management and Organization), di fede islamica di illustrarci le caratteristiche del Ramadan e di raccontarci come vive questo periodo.

Che cos’è il Ramadan?

É il nono mese del calendario islamico e viene anche chiamato “il mese del Corano” per ricordare la venuta del testo sacro. L’anno islamico segue il calendario lunare, non quello gregoriano, quindi l’inizio del Ramadan cambia ogni anno. In questo periodo, dall’alba fino al tramonto i musulmani si astengono dal mangiare, dal bere, dai rapporti sessuali, dal fumo e dal peccare in generale. Ci si focalizza sulla propria spiritualità, si legge il Corano per ricordare Dio, l’Altissimo, si va in moschea a pregare e si è invitati a fare le invocazioni, ossia un momento di adorazione verso Dio in cui si possono fare delle richieste, poiché in questo tempo le porte del paradiso sono aperte.
Il mese di Ramadan è un’occasione per l’elevazione spirituale, in cui i fedeli musulmani queste attività incrementano rispetto al resto dell’anno e rinnovano il loro impegno attivo nella società. Oltre all’astensione dall’alba al tramonto, durante il Ramadan c’è un clima di condivisione e di vicinanza agli altri, che viene espresso dal piacere di consumare il pasto dell’iftar (al tramonto) e quello del sohuur (all’alba) con la famiglia o con gli amici, e da atti di solidarietà e beneficienza verso chi è più bisognoso, come segno di vicinanza e sostegno.
Il digiuno del Ramadan è uno dei cinque pilastri dell’Islam. È stato decretato da Dio, quindi è un obbligo religioso, ma c’è una piccola minoranza che non lo segue.

Cosa significa la parola Ramadan?

Deriva dalla radice araba di Ramadhaa, che significa “ardere”, ma lo possiamo intendere come “torrido”. Ciò fa riferimento al clima, poiché una volta il digiuno si sviluppava durante il periodo estivo.

A che età si può cominciare a praticarlo e chi, invece, può astenersi?

Non c’è un’età precisa, l’inizio varia da individuo a individuo. In linea generale si comincia durante l’adolescenza, quando, in teoria, si è un po’ più consapevoli: per le ragazze si prende come riferimento l’arrivo delle prime mestruazioni, mentre per i ragazzi si guarda al cambiamento estetico durante la fase della pubertà.
Possono astenersi dal digiuno i bambini, le donne in gravidanza e le persone con problemi di salute tali da non permettere di digiunare, come i diabetici. Le donne durante il periodo mestruale, si possono astenere, ma dovranno recuperare quei giorni di digiuno, entro il successivo Ramadan. La stessa cosa vale per le pause dovute a questioni di salute temporanee, come l’influenza.

Come riesci a resistere senza bere e senza mangiare tutto il giorno?

Diciamo che è una questione mentale: più pensi al fatto che non stai mangiando e bevendo da ore, e più ne sentirai la necessità, quindi, personalmente, tendo a pensare ad altro e a occupare il tempo con altre attività. È anche una questione di buona volontà: essendo un digiuno volontario e consapevole, la determinazione può aiutare molto.

Quando cala il tramonto, c’è un limite a quanto e a cosa si può mangiare e bere? Ci sono pietanze escluse e al contrario cibi tradizionali o consigliati?

Non c’è un limite a quanto o a cosa si possa mangiare, ma ovviamente essendo di fede islamica c’è il divieto della carne di maiale e delle carni non halal, cioè che non rispettano il rituale religioso islamico durante la macellazione.
Al tramonto si dovrebbe mangiare un dattero come prima cosa, ma non è obbligatorio, si tratta piuttosto di un sunnah, una consuetudine che deriva da “i detti e i fatti” del profeta Mohamed che i musulmani prendono come modello d’ispirazione.

E se ci si dimentica di digiunare per un momento di distrazione?

In famiglia tutti rispettiamo il digiuno, quindi è raro che succeda, ma fuori casa può capitare che involontariamente per distrazione si mangi o si beva qualcosa. In tal caso non c’è nessun problema: se per il resto della giornata non si è mangiato o bevuto nient’altro, viene comunque riconosciuto il giorno di digiuno.

Come studentessa senti un cambiamento del tuo rendimento e della tua voglia di studiare?

All’inizio si sente qualche differenza, soprattutto se sei una coffee-addicted. Con il passare dei giorni però si riesce a trovare un equilibrio e a gestire l’intera giornata. A livello di studio non trovo nessun peggioramento, anzi, proprio perché non mangio e non bevo, non faccio tante pause e non vado spesso in bagno, quindi sono molto concentrata: due ore di studio a digiuno equivalgono a quattro ore di studio senza digiunare. Durante il Ramadan sono riuscita a studiare per gli esami, scrivere la tesi e fare attività fisica, quindi è stato un periodo molto produttivo!

È considerato poco rispettoso mangiare o bere davanti a chi sta praticando il Ramadan? Ipotizziamo che tu sia con colleghi o amici e che sia ora di pranzo o di fare merenda: qual è il modo più rispettoso di comportarsi secondo te?

Non c’è un modo più rispettoso di un altro in realtà. Mangiare davanti a chi pratica il Ramadan non è considerato maleducazione, assolutamente; chi non lo pratica non può astenersi dal mangiare, non sarebbe giusto e non avrebbe senso. È capitato spesso che mi trovassi assieme agli amici in orario dei pasti e qualcuno mi tentava scherzosamente con frasi del tipo: “Mmm, ma che buono questo panino!” e io l’ho sempre vissuto come un momento divertente!

Si conclude così il viaggio di oggi, alla scoperta di un’usanza che ha le sue radici lontane nello spazio e nel tempo, e attraverso la quale oggi possiamo arricchire la nostra conoscenza di una cultura tanto discussa ma poco ascoltata.
Un grazie di cuore a Fatima, per aver condiviso la sua esperienza con noi!

Abigyle Alzetta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *