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Storie di viaggio: Praga

La situazione attuale mi fa tentennare ogni qual volta mi propongo di organizzare un viaggetto, mi fa desistere o preferire l’Italia anziché l’estero. Nulla di male, anzi! Tuttavia, ripenso con nostalgia ai viaggi passati e spesso mi interrogo sulla possibilità di raccontarveli senza presentarveli come una minestra riscaldata. Con l’articolo di oggi ci provo.
Una premessa: non aspettatevi una guida in stile “10 luoghi da vedere assolutamente” o “5 cose che non puoi non fare”. Vi suggerisco di leggere quest’articolo per quello che è, ossia una semplice storia (di viaggio, appunto), tra disagi, colpi di fortuna e momenti amarcord.
Novembre 2017. Praga.
La decisione di partire risale al luglio dello stesso anno, quando mi trovavo a Rodi per lavoro (colgo l’occasione per rilanciarvi un vecchio articolo correlato: Storie di viaggio: da Trieste a Rodi, da Rodi a Udine – Stuzine (uniud.it)). In preda all’entusiasmo e solleticate da un’offerta online, io e la mia collega Claudia acquistiamo due biglietti per Praga, con il proposito di andare a trovare alcune persone conosciute sull’isola in quel periodo.
L’estate finisce, ognuna di noi torna alla propria vita, io a Udine, lei a Milano, fino a una settimana prima della partenza, quando prendiamo consapevolezza di non avere un alloggio. Credevamo di essere ospiti presso una coppia di anziani conosciuta dalla mia collega a fine stagione, invece no. Mentre cerchiamo un umile Bed & Breakfast dove pernottare, due giorni prima della partenza mi contatta una carissima signora ceca conosciuta a Rodi assieme ai suoi due bimbi. Addolcita dai piacevoli ricordi estivi, mi chiede se e quando io e la mia collega le avremo fatto visita e ci offre ospitalità in un suo appartamento a Praga, vicinissimo al centro.
La ricerca di un ostello, l’inizio delle prime lezioni e dei primi esami parziali all’università per me, e il tempismo di Claudia nel tornare da un altro viaggio la sera prima del nostro volo, ci fanno arrivare alla partenza con in mano solo un indirizzo e un contatto telefonico di una condomina che ci avrebbe aperto (la proprietaria viveva fuori città, ci avrebbe raggiunte qualche giorno dopo).
Ora comprendete la mia premessa iniziale. Tutto il viaggio è stato così, improvvisato, senza un itinerario, senza scansioni temporali per vedere questa o quell’altra cosa, senza pensieri. Certo, oggi, trovandomi al secondo anno magistrale di storia dell’arte, non posso non chiudere gli occhi e scuotere la testa al pensiero di non aver visitato nemmeno un museo o una galleria, ma non per questo ho un ricordo meno piacevole del viaggio.
Camminando per le vie della città, incontriamo un vecchio amico di Claudia che lavorava come guida turistica; le circostanze precise dell’incontro mi sfuggono e, siete liberi di non crederci, ma è stato completamente casuale. E così veniamo gentilmente invitate a unirci al tour mattutino. Dovete immaginare le strade affollate, in particolare davanti all’orologio astronomico risalente al XV secolo, che allo scoccare di ogni ora delizia le folle con un’animazione meccanica, durante la quale i dodici apostoli si affacciano da due piccole finestre in alto. Le varie guide si muovono con un ombrello colorato, alzato come un vessillo per offrire un punto di riferimento ai turisti, e con le proprie voci alimentano i rumori della città pur cercando di sovrastarli, per accompagnare la visione con qualche cenno storico.
Oltre alle fotografie, mi restano le sensazioni. La piazza della Staré Město (Città Vecchia) pullulava di artisti di strada e di bambini che giocavano a rincorrersi, mentre il profumo di cannella dei trdelník caldi fuoriusciva dalle pasticcerie o dalle casette natalizie. Si tratta di un dolce tipico che si ottiene da un impasto arrotolato e cotto su uno spiedo, poi cosparso di zucchero e cannella. Staroměstské náměstí – Piazza della Città Vecchia

Ricordo l’atmosfera gotica percepita attraversando il Karlův most (ponte Carlo), quando verso le cinque del pomeriggio era meno affollato poiché cominciava a farsi buio e freddo e molte persone preferivano riscaldarsi in un locale: una buona birra e un piatto di gulash servito in una forma di pane svuotata della mollica rimettono al mondo.

 Veduta dal Karlův most – ponte Carlo

Gulash e Staropramen

Muoversi fra le diverse zone urbane di Praga ci ha portate a respirare le sue contraddizioni: dal quartiere ebraico Josefov con la sua storia dolorosa, alla Nové Město (Città Nuova) con la sua stravagante Tančící dům, meglio nota come la Casa Danzante, progettata a metà degli anni Novanta dagli architetti Vlado Milunić e Frank Gehry, dall’onnipresente figura di Franz Kafka, all’aura di John Lennon evocata dal coloratissimo murales a Malá Strana (piccolo quartiere).
Scrivendo mi sembra di rivivere quelle fredde giornate autunnali. Penso ai luoghi non visti di Praga che meritano una seconda visita, alle irripetibili esperienze vissute che hanno lasciato il segno, a come cambia il nostro modo di viaggiare in base alle persone con cui decidiamo di condividerlo e mi chiedo quanto noi cambiamo una volta tornati a casa.

Abigyle Alzetta

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