L’articolo di oggi vuole rendere omaggio a una delle figure più significative della lotta femminista. Emmeline Pankhurst fu colei che più di tutte si impegnò per il riconoscimento di pari uguaglianza e dignità delle donne in una società fortemente maschilista. Icona del femminismo mondiale, Emmeline raggiunse i suoi obbiettivi donando l’intera vita alla causa, motore e scopo della sua esistenza.
In lei fu sempre forte l’insofferenza per le ingiustizie, soprattutto nei confronti di quella che reputava essere la peggiore di tutte: la diseguaglianza tra uomini e donne.
Cresciuta in una famiglia aperta al pensiero eterodosso e progressista, sviluppò una certa libertà di pensiero e azione, ma si trovò anche a fare presto i conti con delle contraddizioni interne: nonostante l’apertura mentale che dimostravano i suoi genitori in certi ambiti, l’educazione impartita ai figli venne differenziata in base al genere, forte dell’idea che una donna dovesse essere soprattutto una buona madre e una moglie devota. La città di nascita, Manchester, contribuì alla formazione della nostra protagonista. Al tempo era infatti un ricco centro industriale, dove convergevano ideologie politiche differenti e combattive, un ambiente di attivismo, intellettualmente e socialmente impegnato.
Timorosa e restia nella scrittura, Emmeline trovò il suo elemento naturale nel dialogo libero in pubblico. Fin da piccola vide nella strada un luogo di protesta e denuncia sociale, dove far sentire la propria voce. Fu sempre questo il luogo della sua lotta per la causa suffragista, rivelando una naturale predisposizione nell’arringare migliaia di donne contro un governo che si rifiutava di concedere loro il sacrosanto diritto al voto.
Prostituzione, lavoro infantile, sovraffollamento, cattive condizioni igienico-sanitarie erano tutti aspetti all’ordine del giorno nell’età vittoriana, che coincise con lo sviluppo industriale e imperiale del Regno Unito. Inoltre, il puritanesimo e il modello femminile evangelico e devoto imperanti, rendevano la distinzione tra uomini e donne ancora più radicale. Così, la politica, la vita pubblica, il lavoro e i diritti erano riservati ai soli uomini e alle donne non restava che la sfera domestica e familiare. Proprio in questo contesto iniziarono a circolare ideali e voci che reclamavano diritti e giustizia.
Le donne nel Regno Unito e nel resto del mondo si battevano per ottenere il diritto al voto, alle stesse condizioni degli uomini, già dalla metà del XIX secolo. Significativo è il contributo dello scrittore e filosofo utilitarista John Mill, grande sostenitore della causa, che evidenziò come i pregiudizi e la differente educazione impartita alle donne sin dalla tenera età fossero la causa della condizione di sudditanza a cui venivano relegate. Inoltre, l’impossibilità di sviluppare le proprie idee liberamente e studiare al pari degli uomini perpetuava questa forma di dipendenza e schiavitù.
A quasi un secolo dalla rivoluzione americana e francese di fine Settecento, gli ideali di uguaglianza e libertà si erano ormai imposti nei moderni sistemi rappresentativi e democratici occidentali; eppure, a fronte di questi cambiamenti radicali la condizione femminile rimaneva invariata, reliquia di un mondo superato nel pensiero e nella pratica.
Emmeline Pankhurst ebbe la fortuna di trovare il suo più grande sostenitore nel marito e avvocato Richard Pankhurst, al quale era profondamente legata. Impegnato politicamente, agnostico, repubblicano e antimperialista, Richard fu un convinto difensore del suffragismo femminile. Ma morì prematuramente, lasciando a Emmeline un grande vuoto ma anche un’importante eredità: portare avanti la lotta per la causa in cui entrambi credevano.
Così, nel 1903, già vedova, fonda la Women’s Social and Political Union (WSPU), un’organizzazione militante che si batteva per l’ottenimento del suffragio femminile. Gestito dalla stessa Emmeline e dalle sue figlie Christabel e Sylvia Pankhurst, il gruppo fu noto per gli scioperi della fame e per la carcerazione volontaria a cui ricorrevano i suoi membri. A dispetto dei gruppi fino ad allora esistiti, quello di Emmeline Pankhurst si distingueva per il passaggio dal dialogo infruttuoso all’adozione di un metodo di lotta che prevedeva proteste talvolta violente. L’iscrizione era riservata esclusivamente alle donne e l’associazione si mantenne al di fuori di qualsiasi affiliazione partitica. Le suffragette cercarono in più occasioni di fare pressione sui parlamentari, affinché qualcuno presentasse alla Camera dei Comuni un progetto di legge sul suffragio femminile; ma, spesso e volentieri, questi tentativi non portarono a nessun cambiamento. Da qui la scelta di passare a un’azione mirata, violenta e totalizzante che scuotesse gli animi delle persone, smuovendo l’opinione pubblica.
Le suffragette con le loro azioni eclatanti ottennero attenzioni e sostegno sempre maggiori, diventando presto un “problema” agli occhi dei partiti conservazionisti che non concepivano un simile cambiamento di rotta nel sistema politico consolidato. Con grande dignità e fermezza, la stessa Emmeline e le figlie fecero esperienza del carcere, consce della sua necessità per la causa. La sempre maggiore violenza e gli abusi perpetuati dalle forze di polizia nei confronti delle suffragette, le violente repressioni delle proteste e l’alimentazione forzata di fronte allo sciopero della fame, inorridirono l’opinione pubblica contribuendo a portare la questione anche al di fuori dei confini nazionali.
La lotta suffragista portata avanti da Emmeline si fece sempre più intensa fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, poi si arrestò, cambiando momentaneamente prospettiva: la WSPU cessò le ostilità verso il governo ed esortò i suoi membri a contribuire allo sforzo bellico. Ma permasero le intenzioni di Emmeline Pankhurst di ottenere, a guerra finita, la concessione definitiva dei diritti elettorali tanto agognati.
Il voto viene ufficialmente concesso alle donne inglesi nel 1918, alle stesse condizioni degli uomini. Ma non si trattava ancora di suffragio universale: nel paese, al tempo, potevano votare solo i cittadini maschi che rispettavano dati requisiti. Bisogna aspettare il 1928 per l’estensione del diritto di voto a tutta la popolazione.
Quello di Emmeline Pankhurst fu un sacrificio personale in una prospettiva altruistica a favore delle donne. Dedicò tutta la sua vita alla causa, proprio in virtù di quella voglia di egualità e giustizia che la contraddistinse. Il suo esempio non è stato vano e rappresenta un tassello importante nel percorso di emancipazione e raggiungimento di un’eguaglianza da lungo tempo intrapreso dalle donne e non ancora totalmente realizzato.
Giulia Fumolo