Rachel Van Dyken è attualmente l’autrice di punta secondo New York Times, Wall Street Journal e USA TODAY Bestselling per la categoria “romanzi contemporanei e New Adult”. È una donna dalle mille particolarità: per esempio, scrive sempre al buio e non mangia nessuno snack quando lo fa perché odia che le dita si sporchino; in più, per chiudere il cerchio, ha una dipendenza dalla caffeina di Starbucks.
Il suo primo lavoro risale al 2011, The Ugly Duckling Debutante, il quale ha dato ufficialmente il via alla sua prima e vera serie: The House of Renwick. Da qui in poi ha pubblicato un susseguirsi di romanzi, per lo più New Adult, fino ad arrivare all’ultimo pubblicato proprio quest’anno. Il libro di cui parlaremo oggi fa parte della serie Ruin del 2013 ed è intitolato Ricordati di sognare (titolo originale Ruin). Questo libro è stato tradotto e pubblicato in Italia nel 2015 ed è proprio in quell’anno che ho scoperto la scrittura della Van Dyken.
I personaggi di questo romanzo all’inizio sembrano essere un po’ agli antipodi: lui, Weston Michels, il classico giocatore universitario di football con un mare di ragazze al seguito e lei, Kiersten Rowe, la matricola un po’ sperduta che ha bisogno di qualcuno che la guidi. Spoiler: non è così. È vero, sono rispettivamente un atleta e una studentessa, ma dietro c’è davvero molto di più.
La storia di Kiersten non è delle più felici. Ha diciotto anni, vive con suo zio Bob perché i suoi genitori sono morti due anni prima. A causa del tremendo dolore inizia ad assumere antidepressivi per riuscire anche solo ad alzarsi dal letto. Weston (o Wes se preferite) ha alle spalle la morte eroica del fratello, davanti un padre poco/troppo presente e nel petto un tumore che gli ha lasciato davvero troppo poco tempo.
Le loro vite si scontrano, letteralmente, proprio all’inizio del libro, continuando a intrecciarsi fino alla fine. Per una serie di fortunate coincidenze Wes è il referente universitario di Kiersten: per qualsiasi problema o dubbio, Kiersten, deve rivolgersi solo a lui. Il destino li porta a passare sempre più tempo insieme, a capirsi e a conoscersi sempre più profondamente. È grazie a lui se la nostra matricola decide di scrivere una lista delle cose da fare prima di morire cercando di abbandonare per sempre le pillole ed è grazie a lei se lui finisce per innamorarsi perdutamente nonostante la promessa di non farlo.
L’autrice ha deciso di tenere all’oscuro della malattia del ragazzo la nostra giovane protagonista per (a parer mio) molto tempo.
I loro due percorsi di vita, inevitabilmente, finiscono per incrociarsi portando entrambi a una maturità finale che spiazza chiunque legga. Non è una storia rose e fiori, non sarebbe nemmeno stato possibile, ma in qualche modo diventa così potente e travolgente che alla fine ci si scorda del loro passato. Riusciamo a capire molto bene quello che vedono e sentono i due protagonisti durante il susseguirsi delle pagine, grazie al gioco di punti di vista alternati portato avanti dall’autrice in modo esemplare. Quando cerco di spiegare come mai i suoi libri mi trasportino e piacciano così tanto finisco sempre per utilizzare la stessa frase: “Grazie alla sua scrittura si riescono a comprendere e a vedere le situazioni in modo così scorrevole e facile, come quando si guarda un film”.
È grazie a questo libro se mi sono innamorata delle pubblicazioni di Van Dyken. È un libro autoconclusivo, ma la saga continua con altri due libri con protagonisti gli amici di Wes e Kiersten.
Purtroppo nessun film è stato tratto da questo romanzo, quindi se la mia recensione vi ha incuriositi, vi consiglio di leggerlo.
Ps: una canzone che vi consiglierei di ascoltare nelle parti più tristi è Crush dei Cigarettes After Sex.
Lucrezia Campeotto