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ONE: Genio creativo oltre la tecnica

Una delle caratteristiche essenziali per diventare un mangaka è il saper disegnare. Una maestria che nasce da ore e ore passate ogni giorno sulle proprie tavole. Alcuni mangaka hanno creato tavole così dettagliate e artistiche da poter competere con quadri rinascimentali, come alcune opere di Kentaro Miura o Takehiko Inoue. Tuttavia ci sono eccezioni, geni che hanno creato storie così coinvolgenti da superare i limiti della tecnica, come Isayama con Shingeki no kyojin (進撃の巨人), o altri che con il loro talento sono riusciti a convincere disegnatori ad accompagnarli nella loro opera. 

In questo caso stiamo parlando della storia di One (pseudonimo stilizzato in ONE), autore che ha cominciato la propria carriera autopubblicando su un sito da lui creato. La sua prima opera, pubblicata nel 2009 e ancora in corso, è anche quella che ha raggiunto il successo più grande, Wanpanman (ワンパンマン), arrivato a noi con il titolo di One Punch Man. La qualità dei disegni è quasi al di sotto di quella di un principiante, ma il successo risiede altrove, nella storia, nel worldbuilding e nei personaggi. Grazie a queste qualità, solo tre anni dopo, One è riuscito a ottenere una collaborazione con uno dei migliori disegnatori del panorama manga, Yūsuke Murata. Insieme sono riusciti a ottenere una serializzazione sulla rivista online Weekly Young Jump. La pubblicazione è più lenta rispetto a quella del webcomic, con poche modifiche apportate sotto la supervisione di One.

Nel tempo One ha migliorato la propria tecnica, non raggiungendo livelli eccelsi, ma abbastanza da essere accettata insieme alla crescente fama del suo nome, al punto da permettergli di ottenere pubblicazioni in cui lui è sia lo scrittore che il disegnatore. Da qui viene il suo secondo più grande successo Mob Psycho 100 (モブサイコ100), pubblicato sulla webzine Ura Sunday nell’Aprile 2012 e terminato nel Dicembre 2017. 

Approfondiamo ora meglio l’opera principale che ha reso possibile tutto questo successo. One Punch Man racconta la storia di Saitama, ragazzo di 25 anni che ha deciso di seguire un allenamento giornaliero che consiste in 100 piegamenti, 100 squat, 100 addominali e 10km di corsa. Questo allenamento gli ha conferito una forza straordinaria, capace di uccidere qualsiasi avversario con un singolo pugno. Tuttavia, il prezzo da pagare è stato alto: è diventato pelato. Ma cosa lo ha portato a fare tutto questo? Il desiderio di diventare un eroe. Ci troviamo in un mondo in cui esiste l’associazione degli eroi: associazione che raggruppa gli esseri straordinari che hanno scelto di dedicare la loro vita a combattere il male. Detta così non sembra l’incipit di una storia brillante e originale, ma la maestria di One è come affronta ogni argomento. Dalla corruzione dell’associazione degli eroi agli abusi di potere dei singoli eroi, fino a temi più profondi. Gli esempi più evidenti riguardano il protagonista, la cui decisione di diventare un eroe nasce dal desiderio di aiutare gli altri, ma anche dalla sua voglia di lasciare un lavoro monotono e ripetitivo. Saitama era un comune salaryman, stanco del suo lavoro e alla ricerca di uno scopo che lo allontanasse dal vortice di tristezza quotidiana a cui quella strada lo avrebbe condotto, e ha provato a buttarsi in qualcosa che non sarebbe pensabile per un umano comune. I suoi allenamenti lo hanno portato ad avere una forza inarrestabile, ma anche qui arriva un problema. Una forza tale da non offrirgli alcuna sfida né soddisfazione. Vedremo spesso Saitama mostrare segni di depressione, che lo condurranno a uno stato di insoddisfazione perenne. Un esempio emblematico di ciò è una gag in cui lo vediamo uccidere il Re dei mostri marini non provando nessun tipo di emozione, per poi vederlo festeggiare, subito dopo, per gli sconti al minimarket.

Oltre ai vari temi introspettivi che l’opera affronta, un’altra caratteristica del suo successo è la decostruzione dei tropi narrativi tipici degli shōnen di combattimento. Mostrare un protagonista in un manga di combattimento che risolve tutto alla prima mossa è paradossale. Le situazioni proposte non sono solo eventi narrativi, ma veri e propri pretesti per analizzare situazioni tipiche che molti lettori si trovano ad affrontare. Essendo anche un gag manga (genere comico), le battute potenziano il messaggio su come le situazioni narrative siano ormai ricorrenti e, in alcuni casi, quasi ridicole.

Credo fermamente che il successo di One Punch Man sia dovuto a questi motivi e ai maestosi disegni di Murata, che rendono tutte le scene vive e piene di dettagli. La serie manga è ben lontana dall’essere conclusa, essendo molto indietro rispetto al webcomic non ancora concluso. Non possiamo ancora sapere se manterrà le aspettative, ma date queste premesse potrebbe diventare un instant cult alla sua fine.

Vincenzo Cavaliere

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