Regalo s. m. [prob. dallo sp. regalo, riferito anticam. ai doni dei sudditi al re]. – 1. a. [il regalare: fare un r.; dare una cosa in r.] ≈ dono, donazione, elargizione, (lett.) largizione, offerta, omaggio.
Natale e subito tutto si mischia: l’attesa, l’ansia, la gioia sciocca e bambina data dalla vista della prima neve, sciarpe morbide, cioccolata e brillantini ovunque.
Gli oggetti, sugli scaffali, tanti, troppi, brutti, i soldi spesi, tanti, troppi, inutili.
I colpi di fortuna: le meraviglie scovate, o quella cosa scema che sai che piacerà da matti.
I regali raccolti durante l’anno, che li incarti in anticipo ma poi ti scordi il destinatario, e allora li devi scartare tu; che tanto i pacchetti li fai sempre orrendi.
Si corre e poi si rallenta, di colpo.
Il tempo che si ferma eppure scappa eppure non passa.
Il momento in cui ti senti in debito con il mondo, ma percepisci anche l’occasione che hai di dare, di farti sentire con un dono. Donare davvero è esporsi, dare un pezzo di sé. Concentrarsi sull’altro nel riuscire ad accontentarlo, ma anche parlargli senza parole. È un «ci sono», è un «mi ricordo», è un «provo delle cose per te, che devi sapere». La delicatezza prorompente di un dono. E poi, la magia del momento in cui dai quel regalo a quella persona. E poi, tutti i tuoi sforzi che possono sfumare nella delusione del suo sguardo, o esplodere nel bagliore della sorpresa. La sensazione a volte agrodolce data da un sorriso per un regalo pur non apprezzato. È il gesto che conta, ma non posso scordare l’orgoglio che mi invade quando riesco a fare il regalo perfetto. Il regalo perfetto è quello più imperfetto: fatto di pulsioni, schegge di emozioni, ricordi inglobati negli occhi, sensazioni condivise che non vuoi scordare. E l’imbarazzo, il piccolo disagio del momento, fa tutto parte del gioco, perché una sensazione spiacevole è meglio dell’assenza di sensazioni, perché significa essere vivi.
Riceviamo regali tutto l’anno, ma non ce ne rendiamo sempre conto; sono ciò che ci lasciano le esperienze, folli, belle e dolorose.
L’ultimo dicembre l’ho trascorso nel profumo artificiale di cannella sparato assieme a versioni sconosciute di Jingle Bell Rock; sotto lucine calde a riflettersi nelle calli buie e bagnate la sera, vaporetti oscillanti che attraccavano nel porto illuminato a festa; uno spazio stretto e solitario che cercavo di chiamare casa. Libri che potevo ancora toccare, ma da acquirente, non più da libraia. Tra sogno e plastica, freddo e famiglia, notte e colori. Un Natale malinconico, di promesse tradite e gioie inaspettate. Di certezze belle e brutte: a volte è più facile trovare scorci di bellezza dove questa scarseggia. Un Natale che più che una rinascita mi è parso un addio ad un pezzo di vita, a quel pezzo di cuore lasciato in una città, in un negozio, tra dei libri, dentro occhi pieni di affetto.
Come sarà questo Natale? Freddo e milanese. Forse sempre più cinico e insensato. E mentre mi sale il disgusto per l’ipocrisia di una gioia obbligatoria nel periodo che per molti è il peggiore dell’anno, e il rigetto per il consumismo in cui siamo immersi, oggetti su oggetti su oggetti per riempire vuoti incolmabili… mi si aggrappano dolcemente alla mente ricordi scordati di natali passati:
Fare l’albero ascoltando Cardi B
Brownies venuti male
Il caldo della stufetta e le storie per bambini
Imparare lo spagnolo tra un ciocco e l’altro di una catasta di legna
Correre al treno per Venezia piena di pacchi
L’odore di fumo del camino nei capelli
Lavorare giorno e notte a un fumetto per un ragazzo che ti piace
La pasta di sale
Ridipingere il viso al vecchio Babbo di legno
Bere cioccolata in una libreria
Regalare biscotti a chiunque
Un bacio che non c’è e il vischio neppure
Il gatto incastrato nel pino addobbato
Le bollicine del Prosecco
Spaccare il ghiaccio delle pozze di un ruscello con i piedi
I primi e ultimi baci sulle guance
Dire quest’anno niente regali e poi farseli comunque
Il rossetto nero alla cena della Vigilia
Cannella
Lo scrunk degli stivali sulla neve
Leggere assieme tutto il giorno, in camera, tra lucine e candele Yankee
«Buon Natale» e un abbraccio.
Come sarà questo Natale?
Sarò io a deciderlo, e spero di essere generosa con me stessa.
Ginevra Gagliardi
Il titolo dell’articolo è tratto dalla poesia
Stopping by Woods on a Snowy Evening di Robert Frost