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RITI DIONISIACI E FREE PARTY

Bacco di Caravaggio

I rave party e i riti dionisiaci: parenti di sfogo.

L’antica Grecia e l’Impero Romano: due società separate da migliaia di anni ma caratterizzate da sfoghi popolari comuni. Alcuni dei loro riti erano simili agli odierni rave party; magari effettuati con significative diversità ma concettualmente congruenti, e in simil modo perseguitati dai governi.

Dioniso ebbe un’infanzia traumatica. Per salvaguardare la sua incolumità fu portato al sicuro e lasciato alla cura di alcune ninfe dei boschi e del satiro Sileno. Crescendo, Dioniso si innamorò della natura,  soprattutto della vite e del vino, ma a causa della sua violenta giovinezza viveva spesso momenti di follia, che riusciva a placare solamente grazie a dei culti dedicati alla liberazione delle carni e dello spirito, attraverso l’uso di vino, sacrifici animali e orge.

Il Dio del vino decise di viaggiare per portare il suo culto nel mondo antico, arrivando fino in India.

Dalla Magna Grecia questi riti si diffusero in Italia, e chiaramente a Roma, dove  Dioniso era travestito da Bacco, Dio del vino. I riti dionisiaci erano stati tramutati in Baccanali, mantenendo però lo stesso fine.

La sregolatezza e spesso la violenza spirituale di questi festeggiamenti fecero scalpore nella comunità romana. Queste celebrazioni furono politicizzate e quindi represse dalle autorità. Il Senato fece sciogliere il culto, perseguitando gli adepti e costringendoli a continuare le loro cerimonie di nascosto. 

Ovviamente eradicare del tutto  la radice di un movimento del genere è praticamente infattibile. E anche se fosse possibile non scomparirebbe del tutto ma si trasformerebbe in un’altra forma di sfogo. Magari il baccanale è il trisnonno del rave party; magari le baccanti sono le trisnonne delle raver. La parola raver deriva da “to rave”, ovvero “delirare”; un  po’ come accadeva in quei culti antichi. Delirare e protestare, protestare contro quello  che più affligge una determinata società. Si possono capire però le differenze fra le problematiche che affronta  la nostra società e quelle del mondo romano di duemila anni fa.

Negli anni Novanta la cultura rave arrivò e prese largamente piede in Europa, con i primi festoni in hangar abbandonati che accoglievano decine di migliaia di persone e soprattutto con il diffondersi della musica techno, gentilmente arrivata da Detroit. 

L’ideologia dei rave si concretizza in una protesta di tipo politico e sociale, che avviene attraverso la momentanea evasione da una società pressante e pesante, perdendosi in balli dai ritmi ipnotici; quasi un ritorno alla musica primordiale. Una musica che però ha subito e continua a subire  molte critiche. 

Nel 1994, in Inghilterra, una nuova legge, la Criminal Justice and Public Order Act 1994, rese letteralmente illegali i rave party all’aperto, ma anche tutta la musica che si basa su una successione di suoni ripetitivi;  in sostanza, tutta la musica techno. Rendere illegale un genere musicale è effettivamente un po’ come rendere illegale la celebrazione di un culto. Come sempre, la storia si ripete.

Nietzsche vedeva in Dioniso il simbolo della sfrontatezza propria degli istinti di base; la convivenza degli opposti  che ci riporta alla nostra unità originaria. Siamo fatti di opposti, di alti e bassi, di destra e sinistra. Come Dioniso, saggio e folle, puro e malvagio. Come i rave party e la società comune: due opposti. Ma prima o poi, bisognerà capire che gli opposti in qualche modo possono convivere tra loro; altrimenti come possiamo, prima di tutto, convivere  con noi stessi?

Celebrazioni come i culti dionisiaci e i rave party sono destinati a proseguire, con o senza la loro repressione. Se in duemila anni sono a modo loro proseguiti, come possono pensare  di fermarli i politici odierni?

 

Proviamo a fare come faceva Dioniso, attenuiamo la nostra follia con un  po’ di sano sfogo. Uno sfogo che però non nuoce al prossimo. Non ci si può permettere di reprimere il ballo e la musica; sono un diritto fondamentale, ma soprattutto naturale,  di cui forse solo la morte può privarci.

Fonti

“Le Dionisiache” di Nonno Di Panopoli

“Muro di Casse” di Vanni Santoni

“La Nascita della Tragedia” Friedrich Nietzsche

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