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Ventunesimo Secolo

Globalizzazione vs Tecnologia

Dagli anni 90’ del secolo scorso è entrato nel dibattito politico, economico e sociale, un termine tanto abusato quanto frainteso nei suoi reali effetti: globalizzazione. Cosa significa? Con questa parola si intende un insieme assai ampio di fenomeni, connessi alla crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo. Solitamente nei principali notiziari o nei dibattiti politici, tale parola, viene usata con un’accezione positiva, con l’intento di indicare fenomeni di inclusione e di condivisione di idee, valori, modelli culturali ed economici a livello globale. Tutto molto eccitante, no? Per niente, perché ragionando più a fondo si comprende che la globalizzazione è un fenomeno di annullamento dei segni distintivi propri di ogni nazione e di ciascuno di noi. Il fenomeno può essere indagato a livello multidimensionale: per esempio, si potrebbe parlare di globalizzazione nel mondo dei social network; ma in questo articolo si vuole indagare il fenomeno in chiave economica.

Declinando il discorso in termini economici, la globalizzazione equivale al modello della concorrenza perfetta, ovvero quella situazione in cui tutte le imprese, operanti in un dato segmento di mercato, producono un bene omogeneo con gli stessi identici mezzi di produzione, lasciando di fatto il consumatore indifferente rispetto all’impresa da cui acquistare il prodotto o servizio, con conseguenze catastrofiche: nel lungo periodo i profitti tenderanno a zero. Zero. Ovvero nessuna possibilità di reinvestimento e quindi un’innovazione inesistente. Questa breve e semplice descrizione rappresenta perfettamente cos’è la globalizzazione, ovvero la standardizzazione (o occidentalizzazione) dei beni, dei mezzi di produzione, dei modelli economici e di vita a livello globale, con la conseguente creazione di un mercato (quasi) perfettamente concorrenziale in cui nessuno può realizzare un profitto tale da avere una certa somma da reinvestire per sostenere l’innovazione. Senza innovazione, senza tecnologia, ovvero senza il miglioramento continuo dei modelli di vita delle persone, il mondo rimane statico, l’umanità non progredisce e senza progresso il mondo si auto annienta. Senza voler creare scalpori, la globalizzazione assomiglia alla forma più deleteria di comunismo e si presenta come un modello insostenibile per l’intera umanità.

Alla luce di questi evidenti difetti, assume sempre più rilevanza il ruolo della tecnologia, non intesa solo a livello digitale, ma intesa come nuovo modo di fare le cose. In termini economici, la tecnologia rappresenta il tecno-capitalismo, o meglio, il modello del Monopolio, l’opposto della concorrenza. Il Monopolio è sempre stato visto in un’accezione negativa, accostato da molti all’immagine del tipico imprenditore capitalista che riduce in schiavitù i propri dipendenti in funzione del proprio tornaconto personale. Niente di più sbagliato, anzi, il monopolio rappresenta un modello in cui ogni impresa produce un bene eterogeneo, con un know-how e una conoscenza propri, segreti, che permettono al mondo di avere tante fonti di diversità da cui attingere e garantiscono alle stesse imprese una rendita continua che permette di alimentare in continuazione i progetti di innovazione e garantire, così, alla popolazione mondiale la possibilità di progredire in tutti i campi in cui l’attività umana si estrinseca. Questo è l’unico modello sostenibile, l’unica via per generare valore e consentire un’innovazione perpetua.

Quindi, aziende come Google, Apple, Tesla, Amazon, Microsoft, Netflix, PayPal e molte altre rappresentano bene, nel loro rispettivo settore, il concetto teorico di monopolio e le sue conseguenze positive. Nonostante le numerose critiche e gli ovvi difetti, sono queste le imprese che garantiscono l’innovazione e il miglioramento di cui tanto abbiamo bisogno.

In definitiva, il capitalismo dell’innovazione è l’unico o almeno il principale modello che può garantire un progresso esponenziale e che può permettere all’umanità di raggiungere vette di gloria finora inesplorate.

 

N.B. Per ulteriori approfondimenti vi consiglio la lettura di alcuni testi di Micro e Macroeconomia, utili per comprendere meglio, anche da un punto di vista grafico, i concetti di concorrenza perfetta e monopolio.

Riferimenti bibliografici:

– Andrew B. Abel, Ben S. Bernanke, Dean Croushore, Laura Bottazzi, Macroeconomia, ISEDI, 27 aprile 2016

–  Hal R Varian, Microeconomia, Libreria editrice Cafoscarina, 30 novembre 2011

 

Federico Coppo

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