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Indaghiamo la motivazione al cambiamento

Se vi è mai capitato di trovarvi in una situazione di stallo che vi ha portato o che vi sta portando a perdere fiducia nel raggiungimento dei vostri obiettivi, lavorativi o accademici che siano, il Team Stuzine è qui anche per questo. Oggi analizzeremo il concetto di reale motivazione al cambiamento o, più in generale, di motivazione al raggiungimento di un obiettivo.

Partendo dal principio, la motivazione è l’impegno concreto che vogliamo applicare per raggiungere un dato obiettivo; essa dipende dall’intensità del bisogno e dall’interesse effettivo nel raggiungere il risultato. Entra in gioco anche il fattore della fiducia nel raggiungimento del traguardo, che a sua volta dipende dalla fiducia in sé e dalla percezione che si ha della difficoltà operativa necessaria a raggiungere il target.

Supponiamo che l’obiettivo sia la continuità occupazionale: l’utente che percepisce reddito, qualsiasi esso sia (reddito da lavoro occulto, ammortizzatori sociali, indennità fornita dai genitori, reddito da affitto ecc.), non sentirà il bisogno impellente di assicurarsi un’occupazione stabile; pertanto, l’impegno nella ricerca di lavoro sarà tendenzialmente scostante o pressoché nullo, perché non sussiste il bisogno. Il bisogno è inteso come qualcosa di indispensabile alla sopravvivenza, come ad esempio il reddito, con cui poi provvedere alla propria sussistenza. L’interesse, invece, non è un fattore indispensabile quanto il bisogno. Ad esempio, se il reddito è un bisogno, cambiare occupazione (a meno che il datore non sia un membro della Gestapo) è interesse. Interesse che si articola su vari livelli, da quello prettamente monetario a quello della sfera intima personale. 

Ma da cosa scaturisce la motivazione al cambiamento? 

Possiamo dire che si tratta di un’attitudine che può scaturire da una sinergia di bisogni e interessi, supportati da una buona dose di fiducia. Infatti, il bisogno di lavorare o l’interesse nell’ottenere un’occupazione migliore, non sono sufficienti per mantenere una buona motivazione, perché se la fiducia che si ripone nella riuscita è bassa, la motivazione sarà ugualmente scarsa e approssimabile a un sentimento di vana speranza, che potrebbe per esempio condurre a episodi di ricerca occupazionale matta e disperatissima, ma concentrata in periodi di tempo molto brevi e saltuari. La fiducia in sé è una caratteristica della personalità che spesso e volentieri dipende dalle precedenti esperienze di vita, mentre la conoscenza e la percezione della difficoltà, parimenti importanti, sono date dalle informazioni che si sono riuscite a raccogliere e dalla personalissima idea che ci si crea rispetto al livello di impegno che presuppone il raggiungimento dell’obiettivo. 

Ipotizziamo un livello di inesperienza totale: se non si è in grado di portare a termine un task e le informazioni raccolte per poterlo fare sono indecifrabili o insufficienti, sarà più facile gettare la spugna. Questo perché una bassa informazione unita a una fiducia traballante riesce a silenziare il bisogno. Un po’ come la volpe che non arriva all’uva e di smacco dice che è acerba, il nostro cervello è una macchina imperfetta che rielabora e ridimensiona il bisogno nel momento in cui è percepito come inarrivabile e di conseguenza smette di perseguire l’obiettivo. 

Per queste ragioni la motivazione nel trovare un’occupazione stabile o nel volerne trovare una più gratificante, in assenza di successo, tende a decrescere con il passare del tempo; man mano che la ricerca si rivela inefficace, l’utente rimodula il suo bisogno e il suo interesse, arrivando a pensare che il cambiamento sia impossibile, decidendo pertanto di investire le proprie energie su altri progetti. 

Posto che la motivazione al cambiamento dipende dalle variabili sopraccitate, possiamo coltivare quest’attitudine lavorando sulle stesse, ad esempio aumentando l’intensità del bisogno o dell’interesse, stabilendo degli obiettivi via via crescenti e più impegnativi. Per aumentare la fiducia, invece, è utile ricordare episodi di successo passati, creare occasioni di gratificazione (come attività sulle capacità personali e non tecniche, esperienze formative che mettano alla prova le soft skills, ecc.), valorizzando costantemente i risultati raggiunti, anche se minimi. Aumentare le informazioni utili al raggiungimento dell’aspirazione è un passaggio che richiede dedizione, ascolto, curiosità; solo ascoltando opinioni, chiedendo consigli e feedback sulle esperienze già vissute da altri utenti si potranno assimilare i dati necessari per poter perseguire e raggiungere il nostro goal. 

Citando la mia serie TV preferita, “è meglio essere in fondo a una scala su cui vuoi salire che a metà di una che non ti interessa”, pertanto circondati di persone che gioiscono per ogni tuo traguardo, che sanno consigliarti e che hanno orecchie per ascoltarti.