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L’intervista a Briefcase film

Ho avuto l’opportunità di intervistare per la nostra rivista Stuzine un gruppo cinematografico locale all’avanguardia Briefcase film, costituito da studenti delle università di Udine, Padova e Trieste. Scopriamo insieme chi sono, di che cosa si occupano, cos’hanno realizzato e cos’hanno in programma. 

Qual è la storia del gruppo e chi sono i primi fondatori? 

Stefano e Mateusz, in maniera del tutto indipendente, avevano già fondato micro-gruppi propri, che in un modo o nell’altro sono confluiti in un unico progetto, vista la comunanza di principi e finalità. 
Spiritualmente il nostro viaggio inizia nel 2016, ma è solo dal 2019 che operiamo sotto lo stesso nome. 
Negli anni abbiamo fatto diversi passi falsi nel campo creativo, come è normale che sia, e solo adesso iniziamo a essere davvero fieri dei progetti che portiamo avanti. La Briefcase ha iniziato a diventare sempre più grande e sempre più complessa, tant’è che si è reso necessario cercare una figura in più che potesse aiutare nello sviluppo del collettivo e dei vari progetti, oltre che proporre nuovi punti di vista; è stato allora che Diletta, che già aveva collaborato nel ruolo di attrice, è entrata a far parte del team.

Come e quando è nata la vostra passione per il cinema e il teatro? 

In un modo o nell’altro abbiamo sempre provato una certa attrazione per il cinema, il teatro e l’arte in generale. Il caso, e forse anche la fortuna, hanno fatto in modo che le diverse anime del nostro collettivo si siano progressivamente incontrate in varie occasioni, tra gruppi teatrali liceali e progetti scolastici pseudo-cinematografici. Partendo dalla recitazione, passando per la fotografia e lo storytelling, possiamo dire che l’approdo al cinema fosse più o meno imperativo e inevitabile.

Quali sono i prodotti che avete realizzato e con quali risultati? 

Ad oggi possiamo vantare di aver prodotto otto cortometraggi di vario genere (di cui quattro attualmente in post-produzione o impegnati in festival) che rappresentano un periodo di apprendimento e di evoluzione durato circa due anni. Tra cui Asso di picche (2020), A un passo da te (2020), La logica di Robin (2021), Il primo appunto di Carol Lubezki (2021), Frammenti di anime macchine (2022) disponibile per la visione sulla piattaforma paus.tv per cui è richiesta una registrazione gratuita. Con ciascun progetto abbiamo guadagnato progressivamente sempre più riconoscimenti e interesse dal pubblico, da semplici nomination a premi, proiezioni in sala e accordi di distribuzione. Se siete curiosi di vederne alcuni, andate a sbirciare sui nostri profili social tra cui InstagramYouTube e sul nostro sito ufficiale briefcasefilms.it. 

Raccontateci una vostra giornata di lavoro: dove e come realizzate le vostre produzioni? 

L’industria cinematografica è nota per i suoi tempi variabili e troppo spesso estenuanti, ma possiamo vantare di aver sviluppato una forte capacità organizzativa. Questo ci permette, anche con progetti di complessità crescente, di rientrare sempre nelle scadenze prestabilite. La gran parte del lavoro viene fatto quindi in pre-produzione, spesso determinando notevolmente la qualità del prodotto finale. Parliamo di riunioni fino a notte fonda, storyboardscouting, incontri con gli attori e molti, molti gruppi WhatsApp e tabelle di Excel. 

I periodi di produzione sono tra i più vari (dall’alba alla notte fonda), stessa cosa per le location (interni, esterni, mare, montagna, città etc.). Molto spesso invece abbiamo la possibilità di lavorare in studio di fronte a un green screen, il che trasferisce una mole considerevole del lavoro in post-produzione. Dopo aver girato le scene e preso le decisioni più importanti sul set, c’è il verdetto: fino a quando non si è visto il girato sul monitor calibrato del computer e non si sono fatti tre backup diversi, non si può prendere fiato. Può capitare, infatti, di aver sbagliato alcuni shot, di non aver considerato alcuni dettagli o, ancora peggio, di aver perso dati per un guasto o incidente. Fortunatamente sono situazioni rare, quasi sempre fila tutto liscio e si può passare ai vari processi di montaggio, coloringsound design ed effetti speciali, i quali possono richiedere tempi molto diversi, a seconda della loro complessità e delle scadenze prefissate. C’è però una costante: ogni giorno si ha a che fare con situazioni sempre diverse.

Se doveste dirci come nascono le vostre idee, chi e cosa indichereste come fonte di ispirazione? 

Non nascondiamo che questa domanda, così su due piedi, ci mette un po’ in difficoltà. Potremmo passare ore intere a discorrere dei diversi processi creativi che ci caratterizzano, così come delle numerose personalità artistiche che hanno influenzato il nostro percorso. 
Per non essere troppo prolissi e non rischiare di annoiarvi però, ci limiteremo a dire che ciascuno di noi si porta dietro un bagaglio di esperienze, emozioni e idee che inevitabilmente diventano il punto d’origine dei progetti che portiamo avanti.Bisogna comunque tenere conto del fatto che, al giorno d’oggi, quasi tutto è già stato fatto; dunque, la sfida sta nel tentare di rielaborare i concept già visti e aggiungere quel tocco personale che renda il lavoro innovativo e frizzante.

Quanto il vostro percorso di studi in università vi ha aiutato/vi sta aiutando in questo progetto? 

Seguiamo tutti e tre dei corsi universitari più o meno tradizionali, nello specifico Lettere ed Ingegneria con declinazioni nell’ambito dell’editoria, dello spettacolo e dell’informazione, andando così a coprire un ampio ventaglio di conoscenze e competenze, magari non strettamente affini all’industria cinematografica (come l’Intelligenza Artificiale), ma che ci hanno permesso finora di percorrere strade poco convenzionali. Forse è proprio il fatto di non essere iscritti a un’Accademia a permetterci di uscire dai tracciati usuali e sperimentare, oltre che sbagliare, più del normale. 

L’attrezzatura che usate (sia hardware che software) è vostra o avete qualche appoggio, magari anche da parte delle università? Ad esempio, con il laboratorio di Digital storytelling di Uniud. Avete qualche rapporto di collaborazione? 

Tutta l’attrezzatura cinematografica (cineprese, lenti, luci, microfoni, registratori, computer, etc.) è di nostra proprietà, il che, alla lunga, permette di ridurre notevolmente i costi fissi di produzione, nonché di rendere molto più elastici i tempi e le scadenze. Per quanto riguarda invece il lato software, le cui licenze sono state anch’esse ottenute autonomamente, ci affidiamo prevalentemente a DaVinci ResolvePremiere Pro e After Effects per quanto riguarda la post-produzione e a Final Draft per quanto riguarda la sceneggiatura. 
Attualmente stiamo sviluppando forti legami con molte realtà affini al nostro progetto, tra cui anche le università di Udine e di Padova.

Quali sono le vostre aspirazioni per quanto riguarda progetti futuri, idee e riconoscimenti?

Partiamo da un fatto importante: il cortometraggio non ha mercato. Il fine, pertanto, è chiaramente quello di passare alla produzione di lungometraggi e serie tv, cosa che stiamo proprio per iniziare a fare. Il sogno è passare da collettivo a casadi produzione e, perché no, provare a portare nel Bel Paese un po’ di quella scintilla cinematografica tipica della A24, andando magari a “svecchiare” il panorama del cinema indipendente italiano; ovviamente per raggiungere tutto ciò abbiamo ancora bisogno di tempo e risorse.

                                                                     Julia Sophie Naponiello

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