Categorie
Il Salotto Letterario

La boutique che volle farsi museo

I love Paris in the spring time, I love Paris in the fall
I love Paris in the summer when it sizzles
I love Paris in the winter when it drizzles

I love Paris every moment, every moment of the year
I love Paris, why oh why do I love Paris
Because my love is here

Aveva proprio ragione Cole Porter, quando nel 1953 scriveva questi versi per il musical Can-Can, si può davvero amare Parigi in ogni momento dell’anno, in particolare da quando in città – in the spring time – è sorto un nuovo museo della moda. Non è che a Parigi manchino i musei sul tema, come il celebre MAD (Musée des Arts Décoratifs), praticamente una costola del Musée du Louvre, che offre sempre esposizioni a tema visitatissime tutto l’anno. Oppure il Palais Galliera che è il Musée de la Mode de la Ville de Paris (in Italia nemmeno un magazzino comunale sarebbe dedicato al tema) rinato nel 2020 dopo un lungo restauro sponsorizzato dalla maison Chanel. E infine il Musée Yves Saint Laurent aperto nel 2017 ad opera del compagno di una vita Pierre Bergé, il primo Musée de France su uno stilista, per cui le collezioni sono inalienabili dallo stato.

Ed è proprio sulla scia di quest’ultima esperienza che nasce il nuovo museo della moda, la Galerie Dior, che fa parte del ben più ampio e complesso progetto di ristrutturazione del sito della storica casa di moda francese, denominato 30 Montaigne. Situata all’omonimo indirizzo in cui nel dicembre 1946 Christian Dior con i capitali di monsieur Boussac fondò la sua casa di moda, il museo è un luogo più unico che raro, perché a differenza di altri, Saint Laurent in primis, da qui la storia non si è mai mossa. Anzi, da quell’iniziale numero civico, nel corso di poche stagioni di passerelle, Dior acquisì molti dei palazzi confinanti, creando un vero e proprio quartiere della moda, non tanto per una parigina grandeur, ma perché all’epoca nelle maison di haute couture coesistevano svariati laboratori di confezione, gli atelier, la boutique e le sale di rappresentanza.

Dior La GalerieIl progetto 30 Montaigne, che riguarda sia la creazione della parte museale sia la riqualificazione degli spazi lavorativi e commerciali, è iniziato il primo luglio 2019, durante la sfilata di alta moda autunno inverno 2019-2020, l’ultima presentata nei saloni dove si è fatta la storia del costume del Novecento. La scenografia che hanno trovato gli stupefatti invitati alludeva a qualcosa di magico e misterioso che a breve sarebbe accaduto: i muri bianchi e il classico grigio Dior avevano lasciato spazio al nero, quasi la conseguenza di un incendio tra le boiseries Luigi XVI, e dalla tromba della monumentale scala che attraversa più piani dell’edificio si ergeva un mostruoso e gigantesco arbusto nero i cui rami correvano su pareti e soffitti. Forse un fagiolo magico era cresciuto tra i pavimenti di legno ed era pronto a sventrare l’intero edificio e a impaurire le modelle per lo più di nero vestite, tranne l’ultima esile ragazza dalla pelle color ebano, che indossava un miniabito-scultura d’oro proprio a forma della maison Dior.

Dior La GalerieCerto nessuno avrebbe immaginato cosa sarebbe successo dopo, ma domenica 6 marzo 2022 Dior riapre i battenti tramutando la storica boutique in museo, e non solo. Infatti agli occhi di un museologo si presenta un inusuale ibrido di categorie: 30 Montaigne è diventata una boutique, un ristorante, una pâtisserie, un giardino, un atelier d’alta moda, una galleria espositiva, la Galerie Dior, appunto, cui potremmo aggiungere anche le qualifiche di museo d’impresa e casa-museo, tutto dedicato alla gloria di Christian Dior e i suoi successori.

Sempre guardandolo con gli occhi della museologia, il risultato è quanto mai interessante perché bilancia storia e innovazione e davvero potrebbe segnare un punto zero nella concezione di un futuro museo sulla moda, in particolare se dedicato a uno stilista. Mentre il progetto delle parti operative e commerciali è stato affidato all’architetto americano Peter Marino, la parte museale è stata curata da Nathalie Crinière dello studio Agence NC, già autrice dell’allestimento espositivo Christian Dior – Couturier du Rêve del MAD 2017 (e successivi in altre sedi internazionali).

La cabine des mannequinsIl team di progettisti ha fatto tesoro di quell’esperienza, replicando l’impianto espositivo, adattandolo agli spazi esigui di un edificio storico, senza snaturare l’originale funzionalità degli ambienti della maison. Anzi, per la prima volta e in modo filologico, sono stati allestiti alcuni uffici con arredi originali d’epoca, come il camerino delle modelle, la cabine des mannequins, e il primo ufficio di monsieur Dior. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’accurata selezione effettuata presso gli archivi Dior, che mai prima d’ora hanno vissuto una stagione di così grande lustro e utilizzo. Se questo è in linea di massima il tratto distintivo del progetto museologico, ossia aver adattato l’effimero di Christian Dior – Couturier du Rêve al museo permanente, ciò che distingue il progetto museografico è aver fatto confluire questo esprit progettuale e creativo nello storico indirizzo parigino della maison, negli spazi esatti dove monsieur Dior ha lavorato e costruito il suo mito. I progettisti, infatti, non si sono limitati ad adeguare impianti elettrici, riadattare gli ambienti o consolidare un edificio della seconda metà dell’Ottocento, ma hanno reso possibile la coesistenza di spazi pubblici (il percorso museale e i ristori) con spazi privati e operativi (gli atelier) e commerciali (la boutique), portando il visitatore nel ventre della creatività dell’alta moda e cristallizzando la magia dell’esposizione sul Couturier du Rêve, tanto da poter affermare che questa è una boutique che si è fatta museo.

In conclusione, pur essendo questo un progetto che mira a un preciso scopo commerciale, non possiamo esimerci dal guardare con interesse e ammirazione come è stata sviluppata un’idea unica nel suo genere, che indubbiamente mira a fare scuola, scardinando le consuetudini, oramai cristallizzate, di quello che può essere un museo di moda, mostrando un nuovo approccio per contenuti museologici e museografici.

Nota a margine. La Galerie Dior è visitabile solo su prenotazione tramite l’omonimo sito (www.galeriedior.com), visitarlo ed esplorarlo è una parte integrante del percorso di visita, perché esso è una mostra virtuale che porta nelle nostre case la magia dell’alta moda. Anche questa è nuova museologia insegnata dai cugini francesi. Touché!

Michele Vello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *