Gianrico Carofiglio è nato a Bari nel 1961. Nel 1986 è divenuto magistrato, ha lavorato come pretore a Prato, come pubblico ministero a Foggia e in seguito ha svolto le funzioni di Sostituto procuratore alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari; nel 2008 è stato eletto senatore con il Partito Democratico. La sua carriera di scrittore inizia, però, nel 2002 con la sua prima pubblicazione, Testimone Inconsapevole, che dà inizio alla serie dell’avvocato Guido Guerrieri, composta da altri cinque romanzi: Ad occhi chiusi del 2003, Ragionevoli dubbi del 2006, Le perfezioni provvisorie del 2010, La regola dell’equilibrio del 2014 e La misura del tempo del 2019.
Nel contempo dà vita a una seconda serie, quella del maresciallo Pietro Fenoglio, che conta solo tre pubblicazioni: Una mutevole verità (2014), L’estate fredda (2016) e La versione di Fenoglio (2019). Nel biennio 2021-2022 pubblica il suo ultimo dittico: La disciplina di Penelope e Rancore.
Oltre a queste tre serie di libri pubblica anche sei romanzi indipendenti: Il passato è una terra straniera (2004), Né qui né altrove. Una notte a Bari (2008), Il silenzio dell’onda (2011), Il bordo vertiginoso delle cose (2013), La casa nel bosco (2014) e Le tre del mattino (2017).
Le tre del mattino è ambientato negli anni Ottanta. La storia viene narrata in prima persona da Antonio, il protagonista, e si svolge tutta nell’arco temporale di tre giorni. Racconta del viaggio che il ragazzo e suo padre, inaspettatamente, hanno dovuto intraprendere verso Marsiglia, dove passano due lunghissime notti insonni e i loro piani vengono completamente stravolti.
Antonio è un ragazzo che va ancora al liceo, è molto timido e solitario, un po’ arrabbiato a causa della separazione dei suoi genitori e soffre di leggeri attacchi di epilessia. A causa di questa sua condizione è costretto a recarsi nella città francese con il padre per effettuare dei controlli più approfonditi. Queste giornate, durante le quali il ragazzo non può dormire a causa dei controlli da effettuare, danno inizio al suo viaggio interiore, alla riscoperta del padre che credeva di conoscere, ma che in realtà non aveva mai visto con occhi esterni. Inizia a capirlo, comprenderlo e comprendersi, ammette che il suo giudizio di anni addietro era dettato dalla superficialità e da un equivoco che lo aveva portato a etichettarlo senza conoscerlo davvero. Inizia a vederlo come una persona e non come un genitore, scopre un uomo intelligente, colto e amante della musica, che prima di essere un matematico è un uomo.
La cornice in cui tutto questo avviene non è la classica città francese bella, luminosa e colorata, ma i sobborghi, i locali vicino al porto, l’ombra dei lampioni che creano un’atmosfera un po’ tetra, ma perfetta per il loro viaggio all’insegna della fuga dalla quotidianità. Queste quarantotto ore aiutano i due a ritrovare quel legame che avevano perso e diventano i mattoni robusti per ricostruire un rapporto padre-figlio sfaldato.
È un romanzo che dà speranza e ricorda al lettore che anche nello sconforto c’è sempre un barlume di speranza. Quando la vita ci pone davanti solo situazioni negative, è bene ricordare che in qualunque momento potrebbe capitare qualcosa che cambia le carte in tavola e trasforma il tutto in positivo.
La scrittura di Carofiglio è molto lineare, segue un ritmo un po’ lento ma non al punto di perdere il filo del discorso, sfiora argomenti importanti, come le emozioni e i sentimenti, ma sempre con un tocco di leggerezza e fluidità.
Alla prossima!
Lucrezia Campeotto