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Il Salotto Letterario

L’importanza dei dubbi nella comunicazione

“La certezza è la fine dell’evoluzione. Il che non vuol dire mettere in dubbio qualsiasi cosa; vuol dire ammettere, con grande onestà, i limiti delle nostre competenze e conoscenze.” Vera Gheno

Qualche mese fa mi è capitato di entrare in libreria e trovarmi di fronte il libro Le ragioni del dubbio: l’arte di usare le parole di Vera Gheno. Per una lettrice e studentessa di letteratura come me, leggerlo è stato inevitabile. Il saggio si sofferma su tre argomenti: il dubbio, la riflessione e il silenzio. In questo articolo vi parlo dell’importanza dei dubbi nella comunicazione, in relazione all’attualità. 

Il difficile rapporto tra i social network e le opinioni

In questi anni di pandemia, i social network hanno enfatizzato le difficoltà comunicative, in quanto tutti noi utenti siamo diventati potenziali emittenti di notizie. La complessità che ci circonda dovrebbe accrescere il senso di responsabilità nel verificare quello che ci troviamo sotto gli occhi. Eppure spesso non è così, perché non tutti hanno intenzione di ascoltare e alcuni hanno la convinzione di avere tra le mani verità inconfutabili. Gli effetti sono quelli del Dunning-Kruger e dell’echo chambers. Nel primo caso, si intende la distorsione cognitiva che determina l’auto convinzione di essere degli esperti in un settore, conoscendolo al contrario solo superficialmente. Nel secondo, la limitazione di interazioni digitali a una “bolla di opinione”, con conseguente evitamento di un confronto con tutto ciò che è contrario o estraneo.

L’assenza di confronto è una gabbia comunicativa

L’assenza di un dialogo digitale porta a due inevitabili conseguenze linguistiche: il misoneismo e la xenofobia, cioè, rispettivamente, l’odio per tutto quello che è inedito e il rifiuto di ciò che è alieno. La tendenza umana a rifugiarci in modelli noti, in questo caso, non ci aiuta e può diventare una vera e propria gabbia, dentro la quale si ha una visione incompleta e distorta dei fatti. Per evitarlo, bisogna riconoscere gli effetti e i meccanismi delle inferenze linguistiche alle quali siamo quotidianamente sottoposti. Basti pensare a com’è stata gestita dai quotidiani la questione della pandemia, quante metafore “di peso” sono state usate tra il Covid e la guerra. Per parlare della situazione pandemica è stata utilizzata una terminologia bellica: medici in trincea, al fronte, definiti come eroi che lottano, muoiono perdendo la “battaglia contro il nemico Virus”. Questo non ha fatto altro che alimentare l’astio tra i vari gruppi di persone, in un momento storico in cui si potevano rafforzare i legami umani. La soluzione, dopo quello che abbiamo vissuto, risiede nel chiedersi se quello che leggiamo sui giornali o sul feed dei social corrisponda veramente a quello che sta accadendo nel mondo e riflettere su che effetti emotivi generi in tutti noi. 

Il progresso: un continuo dialogo tra i nostri dubbi

Spesso ci viene inculcato il preconcetto che il comunicare sia una ricerca incessante di certezze, una forma di protezione da quello che ci circonda, piuttosto che uno strumento per capirlo. Durante la lettura di questa parte di libro ho riflettuto sull’importanza di farsi domande quotidianamente e di mettere in discussione noi stessi e quello che ci circonda. Solo così si potrà comunicare consapevolmente: accettando l’inesistenza di un’”onniscienza culturale” e alimentando il progresso con un continuo dialogo tra i nostri dubbi.

Julia Sophie Naponiello

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