Un viaggio nella storia per raccontare l’emancipazione femminile: è questa l’idea alla base dei miei futuri articoli. Parlare delle vite, dei percorsi, delle difficoltà superate da donne che hanno segnato e cambiato la storia, in un mondo prettamente maschilista e conservatore. Questo non limitandomi a una sterile biografia, ma cercando di andare oltre, scavando nelle loro esistenze per capirne idee e aspirazioni e mostrare la determinazione e la tenacia che ha contraddistinto le loro vite.
Il mio vuole essere uno sguardo da donna del presente rivolto con gratitudine alle grandi donne del passato.
La prima protagonista di questo percorso è una scienziata che ha dedicato la sua intera vita alla ricerca, concependola non come un bene da custodire egoisticamente ma come un valore da condividere in modo solidale, così da contribuire al progresso medico e scientifico: nessuna delle sue scoperte venne infatti brevettata.
Marie Skłodowska, meglio conosciuta con il cognome Curie, nacque il 7 novembre 1867 in Polonia, un territorio lungamente segnato dai soprusi della Russia, che, nel suo tentativo di riscrittura della storia polacca, nonché di indottrinamento della popolazione, la eliminò addirittura dalle carte geografiche, privandola del suo nome. Ed è proprio in onore del suo paese d’origine che Marie Curie chiamerà Polonio uno degli elementi chimici da lei più tardi isolato.
La propensione di Marie per le scienze emerge nel modo più naturale possibile già alla tenera età di cinque anni, con la curiosità verso gli strumenti che il padre, professore di chimica e fisica, custodiva meticolosamente nel proprio studio. Marie ha la fortuna di crescere in una famiglia dove la curiosità infantile non viene punita né repressa e i figli vengono educati in modo egualitario, senza distinzioni di genere. Curiosità, osservazione e sapere sono i pilastri sui quali poggiano le basi dell’intera famiglia.
Se dentro le mura di casa Marie può essere pienamente sé stessa e coltivare liberamente le sue idee, presto dovrà fare i patti con la realtà esterna, affrontando la diseguaglianza. Rispetto ai suoi colleghi maschi è costretta a lavorare più duramente per essere ascoltata e considerata.
Per le stesse ragioni, a malincuore dovrà abbandonare la sua terra natia, la Polonia, dove le donne non hanno accesso all’istruzione superiore, né ad alcun tipo di carriera. Emigrerà a Parigi, dopo anni di sacrifici e risparmi. Qui frequenta la Sorbona, una delle università francesi più antiche, ma anche più conservatrici. Gli anni parigini scorrono all’insegna della fame e dello studio, sono anni di totale reclusione. Marie Curie si impegna duramente per colmare le lacune dovute a uno studio da autodidatta. Ma non solo: Marie deve eccellere, deve arrivare prima dei suoi colleghi uomini per essere notata. Gli ideali della Rivoluzione francese Liberté, Égalité, Fraternité hanno di fatto lasciato da parte l’universo femminile. Così nel 1889 Marie si ritroverà a essere l’unica donna seduta in un’aula di soli uomini mentre ascolta con grande trasporto le lezioni di fisica generale del professor Lippmann. Ma sarà anche la migliore laureata del suo corso in fisica alla Sorbona, pochi anni dopo.
Caparbietà, tenacia, resistenza e dedizione sono tutti aspetti chiave della personalità di Marie, elementi che si sono rivelati vincenti e le hanno permesso di raggiungere gli obbiettivi che desiderava in un percorso non privo di difficoltà.
Fondamentale sarà l’incontro con il marito Pierre Currie, un’unione di anime e idee che porterà al matrimonio felice di una coppia non convenzionale per l’epoca. Ciò che più unisce i due coniugi è proprio la passione viscerale per la scienza. Iniziano così a lavorare assiduamente assieme compiendo i famosi studi sulla radioattività, per i quali sono divenuti celebri.
Dopo la morte accidentale di Pierre, Marie Curie si trova a dover superare l’ennesima sfida: vengono, di fatto, messi in discussione il suo lavoro e il suo valore di scienziata, riconosciuti al solo marito.
Con il premio Nobel per la fisica nel 1903 grazie agli studi condotti sulle radiazioni e poi per la chimica nel 1911 per la scoperta del radio e del polonio, Marie fu la prima donna a ottenere due Nobel in due campi scientifici diversi.
Dobbiamo molto a Marie, che, grazie alla tenacia e dedizione che la contraddistinguono, ha per prima tracciato un percorso in un ambito, quello delle scienze, da sempre appannaggio dei soli uomini.
Giulia Fumolo