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Neon Genesis Evangelion: Il capolavoro di Hideaki Anno che ha rivoluzionato l’animazione giapponese

Ci sono stati dei momenti cruciali nella storia dell’animazione mondiale, delle opere che hanno avuto un impatto così grande da creare nuovi standard. Un nuovo modo di vedere il medium, sia per il pubblico che per gli addetti ai lavori, che permette l’espansione di un mercato e crea ciò che conosciamo oggi. Parlando dell’animazione giapponese questo “momento” si realizza in una nuova casa di produzione, lo studio Gainax. All’attivo hanno una sola opera, un piccolo gioiellino del giovanissimo Hideaki Anno, Fushigi no umi no Nadia (ふしぎの海のナディア), conosciuto in Italia con il nome di Nadia – Il mistero della pietra azzurra. Ma sarà la loro seconda opera ad avere un impatto così grande da cambiare per sempre il mercato dell’animazione giapponese. Siamo nel 1995, per la prima volta va in onda Shin seiki Evangerion (新世紀エヴァンゲリオン), tradotto come Neon Genesis Evangelion.

Prima di approfondire l’opera, è doveroso introdurre la mente che l’ha creata, Hideaki Anno. Hideaki Anno comincia la sua carriera come animatore nel 1982  con Chōjikū yōsai Makurosu (超時空要塞マクロス), ma è nel 1984 che il suo talento viene riconosciuto da uno dei migliori registi contemporanei e probabilmente di tutti i tempi, Hayao Miyazaki. Lo Studio Ghibli aveva bisogno di nuovi animatori e quindi pubblicò un annuncio, al quale rispose Hideaki Anno. La maestria di Anno colpì Miyazaki al punto da non solo assegnarlo al lavoro su Kaze no tani no Naushika (風の谷のナウシカ), conosciuto in Italia come Nausicaä della Valle del vento, ma addirittura impiegarlo in uno dei ruoli più cruciali di una produzione animata, il Key animator (animatore responsabile delle scene principali e spesso più complesse di un’opera). In seguito lavorò a varie opere come animatore, l’esordio da regista è del 1988 con Toppu o nerae! (トップをねらえ!). La seconda è la già citata Nadia – Il mistero della pietra azzurra e la terza il suo capolavoro: Evangelion.

Esplorare a fondo la trama di Evangelion richiederebbe un approfondimento troppo lungo dato che, dopo la prima serie del 1995, sono stati prodotti due film,  Neon Genesis Shin seiki Evangerion Gekijō-ban: DEATH & REBIRTH Shi to shinsei (新世紀エヴァンゲリオン 劇場版 DEATH & REBIRTH 死ト新生) e Shinseiki Evangelion Gekijouban: The End of Evangelion (新世紀エヴァンゲリオン劇場版 THE END OF EVANGELION) usciti entrambi nel 1997 e tradotti in Italia rispettivamente con i titoli di  Neon Genesis Evangelion: Death & RebirthNeon Genesis Evangelion: The End of Evangelion. A queste opere si aggiunge la tetralogia dei rebuild, che esplora what if e fornisce un raccordo nella vasta saga. Inoltre, per comprendere appieno l’opera e coprire i misteri che Anno lascia aperti nei suoi racconti, ci sono i vari prodotti provenienti da altri media come manga, videogiochi e light novel. Per introdurre Evangelion, senza fare troppi spoiler, si può dire che segue le vicende di Shinji Ikari il quale si ritrova, costretto dal padre, a dover pilotare un Eva. Un Eva è un robot utilizzato per combattere l’imminente arrivo degli Angeli, che minacciano l’estinzione del genere umano in seguito al già avvenuto Second Impact (disastro superiore a quello di una bomba atomica). Il punto forte di Evangelion risiede nella profondità dei personaggi, il loro approfondimento psicologico e le loro interazioni. Questo perché il Regista Anno ha voluto trasporre nell’animazione il disagio che viveva in quel periodo, la sua sfiducia nell’essere umano, il rifiuto della società, il non sentirsi compreso.  Arriva anche a trattare, in maniera indiretta, il problema degli Hikikomori (coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi chiudendosi in casa, senza avere contatti con amici e spesso anche con parenti), piaga che  ancora tutt’oggi colpisce il Giappone e non solo.

Evangelion ha quindi reso centrale e mainstream l’introspezione nei cartoni animati. Arrivando a dimostrare come un’opera di animazione può trattare temi più seri. Esprimendo un disagio generazionale, ma anche facendo riflessioni di una profondità tale che, prima di allora, difficilmente si associavano a ciò che era visto come un “prodotto per bambini”. Il tutto accompagnato da una maestria nei disegni, nell’animazione e nel comparto sonoro. Un’opera che ancora oggi, quasi 30 anni dopo, ha un impatto raramente visto nel mondo della cultura pop, non solo un capolavoro ma una vera e propria icona dell’animazione mondiale.

Vincenzo Cavaliere

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