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Ventunesimo Secolo

Sistemi di valutazione per governare la società

La civiltà umana, ormai da secoli, tenta di trovare la risposta più soddisfacente alla domanda: come si può governare al meglio una nazione o più in generale una società? Nel corso della storia si sono susseguite varie configurazioni sociopolitiche volte a tentare di risolvere questa questione. Infatti, si sono avvicendate forme di governo come la monarchia, le dittature, fino ad arrivare alle forme più moderne come la democrazia. Ognuna di queste forme, seppur con modi e intensità diverse, ha avuto tra i suoi obiettivi principali la creazione di un ordine sociale, la promozione del benessere di una società e la capacità di generare ricchezza e prosperità per i suoi membri. Chiaramente, alcune di queste forme hanno fallito miseramente, anzi, in molti casi hanno raggiunto scopi contrari a quelli che si volevano raggiungere, generando inefficienze, povertà e violenza. Questi episodi hanno portato, in un continuo processo di apprendimento ed evoluzione, alla costruzione di forme più adatte e più moderne come le democrazie dei giorni nostri. Tali configurazioni hanno permesso ai cittadini di determinare liberamente, in modo diretto o indiretto, attraverso delle votazioni, i propri rappresentanti politici, ovvero coloro i quali con le loro azioni determinano un effetto diretto e importante sulla qualità della vita di una società. Nonostante la democrazia sia la forma di governo che garantisce maggiore libertà di scelta ai cittadini, questa non è esente da inefficienze. Infatti, non vengono risolti completamente problemi come corruzione degli organi decisionali, criminalità, frodi, scorrettezze e inefficienze burocratiche, comportamenti non etici, difficoltà di crescita economica. Quindi, si può affermare che nemmeno la democrazia sia sempre in grado di garantire lo sviluppo più soddisfacente di una società e di orientarne i comportamenti verso lo sviluppo, anche se ad oggi, confrontata con le conseguenze negative di alcuni sistemi nel passato, rimane la forma di governo più desiderabile per una civiltà. Inoltre, non è da escludere che le forme di governo abbiano arrestato il loro sviluppo perché, viste le sempre più marcate interconnessioni tra le diverse nazioni del mondo e quindi di conseguenza il sempre più grande numero di aspetti e problemi comuni, in futuro potrebbero addirittura svilupparsi forme di governo a livello mondiale. Del resto, l’Unione Europea, forse ancora agli albori, non è già un esempio del fatto che si stia intraprendendo questa strada?

Ma la creazione di organi sovranazionali non è che una delle possibili strade, perché potrebbero esistere forme complementari a quelle già esistenti in grado di orientare le società e i loro componenti verso lo sviluppo. Tali forme fanno riferimento a metodi di governo fortemente basati sulla tecnologia o più precisamente sull’imitazione del funzionamento di alcune app tecnologiche. Ma in cosa consiste tale metodologia?

Piuttosto che governare una società solo ed esclusivamente imponendo leggi dall’alto, essa potrebbe essere regolata meglio attraverso dei meccanismi di feedback, ovvero meccanismi di gestione della reputazione. Questi sistemi non sono affatto nuovi, ma vengono applicati in dimensioni particolari della nostra società, precisamente quando utilizziamo servizi come i trasporti, la ristorazione o usufruiamo di altre esperienze, magari ludiche o meno. Per fare un esempio, basta pensare a quando utilizziamo servizi come Uber, in cui a ogni passeggero viene richiesto di valutare il proprio autista e viceversa. In questo modo, i conducenti che forniscono un servizio scadente o i passeggeri che attuano comportamenti negativi vengono direttamente scartati. Il sistema di valutazione porta quindi a mantenere solo gli utenti migliori ma permette anche di indirizzare i comportamenti della comunità verso azioni positive, garantendo quindi a tutti gli utenti un’esperienza migliore del servizio. Questo è un primo esempio di come la reputazione svolga un lavoro migliore di una lunga e laboriosa regolamentazione. In definitiva, tutte le app o i servizi che si avvalgono di questo meccanismo sono spinti a adottare comportamenti positivi al fine di ottenere i punteggi più alti e avere quindi una probabilità maggiore di essere scelti dai potenziali clienti. Inoltre, queste “macchine sociali” funzionano straordinariamente bene per quanto riguarda la capacità di influire sul benessere di fruitori e datori di tali servizi. In sostanza, tali meccanismi sono già presenti in natura, ma potrebbero essere estesi a tutte le dimensioni della vita di una società e dei suoi membri. Una volta determinato se si possano o meno estendere, va chiarito che essi potrebbero avere due configurazioni molto diverse tra loro. Una prima configurazione si basa sul fatto che il punteggio alla persona venga assegnato direttamente dai suoi pari, ma questa metodologia potrebbe generare delle distorsioni, perché il rating assegnato da un essere umano a un altro potrebbe risentire di una serie di fattori non oggettivi e quindi non essere in grado di rivelare veramente la “qualità” di una persona, come per altro accade in molti dei servizi citati precedentemente. Quindi, la prima configurazione potrebbe portare a distorsioni indesiderate e che poco si conciliano con il concetto di benessere per una società.

La seconda variante, invece, si propone di superare queste difficoltà e di essere maggiormente oggettiva, non utilizzando i feedback diretti dei propri pari, ma basandosi sull’osservazione dei comportamenti dei cittadini e assegnando loro un punteggio sociale definito da un sistema che colleghi la qualità, misurabile, dei comportamenti a un dato punteggio. Al fine di fornire alcuni esempi di come potrebbe regolare una società, aspetti come la capacità di una persona di far fronte tempestivamente ai propri debiti, la presenza o meno di precedenti penali, l’aver ricevuto o meno avvisi di sfratto ecc. condurrebbero all’assegnazione di un punteggio sociale capace di influire sull’accesso a determinate opportunità come l’istruzione, certi tipi di lavoro, la possibilità di viaggiare o di ottenere assistenza dallo stato e così via. In tal modo, il sistema dovrebbe portare a far si che i comportamenti dei cittadini si aggiustino in maniera positiva e garantiscano benessere e prosperità all’intera società.

È importante sottolineare che questa metodologia non è esente da limiti ed effetti negativi. Innanzitutto, vi è un problema tecnico legato alla gestione di un sistema di algoritmi che regola le graduatorie, che potrebbe determinare la nascita di disuguaglianze e polarizzazioni ancora maggiori all’interno della società, oltre che di penalizzazioni, e quindi riportarci alle due conseguenze sopra citate, per coloro in difficoltà a adottare comportamenti idonei a causa di una già precaria situazione economica e sociale. Inoltre, vi è anche un problema etico relativo al fatto che l’uso di questo sistema può condurre a manipolare i comportamenti dei cittadini e a esercitare pressioni sugli stessi, aumentando ulteriormente il potere dei pochi che lo controllano.

In conclusione, l’implementazione su larga scala di queste “macchine sociali” può avere degli effetti sia positivi sia negativi ancora poco chiari, ma è un argomento che merita attenzione e anche una sperimentazione, magari partendo da sistemi sociali più piccoli in scala come i servizi citati prima o le aziende o gli uffici, per osservarne pregi e difetti al fine di essere applicati a livello nazionale. In aggiunta, non è necessario che questi sistemi sostituiscano la legge, ma potrebbero funzionare in complementarità con la stessa, con la legge e il governo che ne risolvono le inefficienze e viceversa. In definitiva, è ancora un argomento complesso ma assolutamente affascinante e che merita uno studio approfondito, perché potrebbe incidere sul miglioramento delle nostre società.

 

Federico Coppo

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