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Il Salotto Letterario

Virginia Woolf: l’anima sensibile di una scrittrice rivoluzionaria

I romanzi La signora Dalloway (1925), Gita al faro (1927), Orlando (1928), i saggi Il lettore comune (1925) e Una stanza tutta per sè (1929). Tutte queste celebri opere sono frutto della sensibilità e del genio di una scrittrice controcorrente, in anticipo rispetto il suo tempo, la cui scrittura porta i segni di un vissuto e un pensiero unici. Stiamo parlando di Virginia Woolf.

Nata da una famiglia benestante negli ultimi anni del XIX secolo, Virginia manifesta fin da bambina una propensione per la scrittura. La sua è un’anima artistica, cullata da una famiglia sensibile e attenta a tutto ciò che riguarda il mondo dell’arte e della letteratura. Fuori delle mura domestiche, però, la società maschilista e conservatrice rappresenta un grande ostacolo. Virginia Woolf lotterà tutta la vita per ritagliarsi uno spazio in quest’universo prettamente maschile e ci riuscirà, fino a essere considerata una tra le principali figure innovatrici nella letteratura del XX secolo.

La lotta però non si proietta solo verso l’esterno, ma anche e soprattutto contro la sua stessa mente, rendendola vittima e carnefice di sé stessa. Quella di Virginia Stephen, coniugata Woolf, è una sensibilità estrema, così preziosa per le sue aspirazioni artistiche, che implica però una altrettanto estrema fragilità emotiva. Ciò si manifesta in un continuo alternarsi di crisi e apparenti momenti di pace, che fanno però subito presagire la tempesta in arrivo. La triste e nota conclusione di questa fragile vita è un suicidio meditato.

I numerosi fantasmi che costellano la psiche di Virginia Woolf trovano origine nella sua infanzia. I genitori, vedovi entrambi da precedenti matrimoni, si erano sposati un po’ per consolazione, un po’ per amicizia. Frutto di questa successiva unione sono proprio Vanessa, Thoby, Virginia e Andrian. Vanessa Bell, la sorella maggiore, conosciuta come pittrice, è la figura più cara e vicina a Virginia, un punto di riferimento costante. Il rapporto con i fratellastri da parte materna non si può definire altrettanto positivo. Tra i sei e i ventitré anni Virginia subisce abusi da parte dei fratellastri, che ne segnano profondamente la psiche, portandola ad avere un difficile rapporto con l’altro sesso e una sbagliata percezione del proprio corpo, oltre alle già menzionate crisi.

L’altro fattore che segna profondamente il già precario equilibrio di Virginia sono le numerose morti di persone a lei care che si susseguono. Perde prima la madre, poi il padre e infine il fratello. L’incancellabile dolore causato da questi lutti, nonché dagli abusi subiti, diventa linfa e punto di partenza per la scrittura. Scrivere diventa una sorta di espiazione, un modo per distaccarsi e allontanarsi dal mondo.

Ma la morte del padre, nel 1904, comporta anche un’improvvisa e inaspettata libertà. Virginia si trasferisce insieme ai fratelli Vanessa e Andrian dal quartiere londinese di Kensington a quello di Bloomsbury. Finalmente lontana dal dispotico dominio dei fratellastri, dà vita a uno dei circoli culturali più influenti nell’Inghilterra di inizio Novecento. Il Bloomsbury Group fu un gruppo di artisti e allievi che erano soliti ritrovarsi con cadenza settimanale nell’omonimo quartiere londinese, dando vita a un intenso e costruttivo confronto intellettuale dal 1905 alla Seconda guerra mondiale.

Per Virginia questi sono anni di serena crescita, nel corso dei quali raggiunge alcune fondamentali consapevolezze. Inizia, infatti, a collaborare con alcune testate giornalistiche, riuscendo a mantenersi da sola; nel suo scritto Una stanza tutta per sè rivendicherà l’importanza per le donne di essere economicamente indipendenti e la necessità di ritagliarsi degli spazi per sé, dove poter lavorare e pensare in autonomia.  

Virginia guarda attentamente anche al movimento del suffragismo. A partire dalla prima metà del XIX secolo, molte donne si organizzano per reclamare il diritto di voto; le appartenenti alla Unione Sociale e Politica delle Donne, fondata nel 1903 da Emmeline Pankhurst, erano coloro che avanzavano le rivendicazioni più radicali. Rigettano le forme pacifiche utilizzate da altre associazioni suffragiste: occupano le strade davanti alle sedi delle istituzioni o alle case dei membri del governo e fanno lo sciopero della fame durante gli arresti. Virginia non si sente spinta all’azione di protesta allo stesso modo di queste giovani, che erano state colpite senza pietà dalla polizia, ma pensa che la scrittura abbia molto da dire e se ne avvale per combattere per la stessa causa.

Virginia Woolf rappresenta la scrittrice per eccellenza, che, nonostante l’educazione impartita all’insegna dei ferrei valori vittoriani, ha avuto il coraggio di distaccarsi da ogni forma di convenzione sociale per perseguire il suo sogno. Grazie alle sue idee rivoluzionarie è diventata una figura chiave della lotta femminista e del rinnovamento letterario. Ha trovato nella scrittura il miglior modo per esprimere il suo pensiero e l’antidoto per dar un senso a una vita che talvolta sembrava sfuggirle di mano.

Giulia Fumolo

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