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Le donne invisibili dietro ai grandi uomini: Mileva Maric

Una donna, ai tempi, doveva essere accomodante: doveva pensare alla cucina, alla casa, ai figli e al marito. Non doveva far sentire troppo la sua voce, non doveva far sapere al mondo di avere una testa funzionante e un cuore palpitante di passione. Opporsi a questa legge non scritta e mai emanata, ma conosciuta da tutti, significava attirare su di sé occhiate di biasimo. La diversità faceva paura. Le donne troppo indipendenti ed emancipate per l’epoca in cui sono nate venivano additate come pazze.

È questo il caso di Mileva Maric, nata nel 1875 in un paesino della Serbia quando ancora apparteneva all’Impero Austro-Ungarico. Una mente brillante, tanto da attirare l’attenzione del padre, che nota in lei una certa genialità al punto da spingerlo a iscriverla in Svizzera all’Università di Zurigo, uno dei pochissimi istituti che ammetteva anche le donne. Così, Maric inizia il suo percorso di studi di matematica e fisica.

In classe parla con sincerità e sicurezza, sa quello che dice ed è molto sicura di sé e delle sue capacità. Questo attira l’attenzione di un altro uomo, che si ritrova attratto dalla mentalità acuta di questa donna in grado di rubargli il cuore: Albert Einstein.

I due si conoscono proprio fra i banchi di scuola e riscontrano molte affinità: non solo l’amore per la fisica, ma anche per la musica. Iniziano a frequentarsi, fino a innamorarsi: questa storia d’amore sancisce la fine della carriera di Mileva. Nel 1901 rimane incinta e si presenta all’esame finale per la laurea con il bambino in grembo: viene bocciata. Un figlio fuori dal matrimonio è qualcosa di inaccettabile. La bambina nasce, ma il suo destino è incerto: forse data in adozione, forse morta di scarlattina.

Un solo destino è sicuro: quello di Mileva, relegata, da questo momento in poi, a diventare una moglie fedele e una madre, senza più la carriera o gli studi da seguire, con una passione che continuerà a bruciare in silenzio.

Due anni dopo, nel 1903, Maric ed Einstein si sposano. Mentre la carriera del marito decolla, Mileva si ritrova nuovamente incinta e mette al mondo Hans Albert. Tuttavia restano numerosi i confronti intellettuali fra marito e moglie, lo stesso Einstein rivela in alcune delle sue lettere che senza sua moglie sarebbe stato perso e demotivato.

Arriva, in ogni caso, il 1922: Albert Einstein riceve il Nobel per la Fisica e il denaro del premio, come promesso, lo dà a Mileva, ormai ex moglie da tre anni. La gloria e la carriera sono di Albert, sarà lui a essere ricordato per sempre grazie alle sue scoperte. Lei, invece, si accontenta dei soldi per vivere modestamente e occuparsi dei figli.

È in corso da molti anni un dibattito sull’effettivo contributo di Mileva alle scoperte di Einstein.

Ci sono prove che lo confermano, come parte delle lettere che si scambiava la coppia agli inizi del Novecento, messe all’asta proprio da una parte della famiglia di Albert. I due coniugi usavano sempre il “noi” per parlare dell’avanzamento dei loro studi. Soprattutto Einstein scriveva “nostro lavoro”, “nostra idea”, “nostra scoperta”: in particolare, in una lettera risalente al 1901 il fisico cita la “nostra teoria del moto relativo”.

Non è, ovviamente, un segreto che i due trascorressero moltissimo tempo a parlare di fisica e che studiassero insieme anche dopo il ritiro scolastico di Mileva.

Va inoltre aggiunto che la donna trascorse un semestre in un’università tedesca, dove ebbe come insegnante Philipp von Lenard, pioniere nello studio dell’effetto fotoelettrico, che è alla base del lavoro per il quale Einstein vinse il Nobel. Va infatti ricordato che non accadde per la legge della relatività, ma per la sua interpretazione dell’effetto fotoelettrico, cui la moglie ha indubbiamente contribuito, almeno in principio.

Inoltre, pare che la tesi che presentò Maric per laurearsi riguardasse la teoria della relatività, anche se il lavoro non è mai stato conservato e dunque è impossibile confermare questa informazione. Ad affermarlo fu Evan Harris Walker, principale sostenitore della partecipazione attiva di Mileva agli studi di Albert, nonché fisico in un laboratorio militare.

Tuttavia, queste sono solo ipotesi: abbastanza verosimili, ma mai confermate. Questo perché Mileva Maric non ha mai preteso o richiesto di aggiungere la sua firma ai lavori del marito. La sua unica richiesta fu il corrispettivo economico del premio Nobel e questo, per molti, fu il suo modo per avere merito, un misero premio di consolazione, dato che non avrebbe mai potuto ottenere il meritato riconoscimento pubblico e scientifico.

Tutto questo, solo perché donna. E da donna sapeva che una pubblicazione cofirmata da lei non sarebbe stata presa sul serio. Molti biografi concordano sul fatto che Mileva abbia preferito dare priorità alla divulgazione delle teorie piuttosto che al riconoscimento del suo lavoro. Mileva voleva il progresso, non le interessava la fama.

In ogni caso, il dibattito è ancora aperto.

Una misera consolazione è che nel 2019 il Politecnico di Zurigo ha iniziato una serie di trattative per decidere se dare a Mileva una laurea postuma in riconoscimento dei meriti passati.

Voi cosa ne pensate? Credete che Mileva abbia avuto un ruolo attivo nelle scoperte di Einstein?

Fatecelo sapere nei commenti.

Martina Dugaro

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