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Il Salotto Letterario

Guide di lettura: da dove iniziare a leggere Jack Kerouac?

Jack Kerouac, all’anagrafe Jean-Louis Lebris de Kerouac, nato a Lowell, Massachusetts, il 12 marzo 1922 da famiglia franco-canadese è stato tra gli scrittori più influenti per la letteratura americana e non solo. Cresciuto in un ambiente cattolico e frequentando dapprima una scuola francese e in seguito, dopo il trasferimento della famiglia a Pawtucketville, una scuola americana, si iscrive, nel 1940, alla Columbia University. La frequentazione dell’università si rivelò fondamentale nella sua formazione artistica e gli permise di conoscere e stringere una duratura amicizia con gli scrittori Allen Ginsberg e William S. Burroughs.

Kerouac, Ginsberg e Burroughs divennero i pilastri del movimento letterario noto come Beat e simboli di tutta una generazione nota come beat generation. Herbert Huncke, scrittore, ma anche criminale di seconda classe, introdusse il termine beat a Kerouac e quest’ultimo lo interpretò come diminutivo di beatific (beatifico, estatico); iniziò dunque ad utilizzarlo con intento spirituale e religioso. Nonostante ciò, molti scrittori legati al movimento hanno invece interpretato il termine in chiave politica e contestataria. In seguito egli ritenne che definirsi beat gli impedisse di essere trattato come autori e intellettuali del calibro di Walt Whitman e Herman Melville, cercando dunque di prenderne le distanze.

Convertitosi al Buddhismo, dedicò parte del suo tempo a preghiere, meditazione e materiali spirituali, scrivendo addirittura un sutra, La scrittura della dorata eternità (The scripture of the Golden Eternity).

Alla fine degli anni ‘60 Kerouac era ormai un alcolizzato dalle tasche bucate, che occupava la maggior parte del suo tempo nei bar di St. Petersburg, Florida. Morì il 21 ottobre del 1969 a causa di un’emorragia dovuta a cirrosi epatica.

 

Immerso nella cultura underground del tempo, appassionato di arte (è stato infatti anche pittore) e di musica, in particolare jazz e del sottogenere del bebop jazz, una grande influenza per il suo stile, è considerato il portavoce di un’intera generazione. Le sue opere sono caratterizzate da elementi autobiografici e da uno stile che si allontana completamente da quello del romanzo tradizionale. 

Una caratteristica della prosa kerouachiana è quella che viene chiamata da Ginsberg prosodia spontanea bop, tecnica utilizzata per scrivere, ad esempio, il romanzo più famoso dell’autore, Sulla strada (On the road), che si potrebbe avvicinare alla scrittura automatica dei surrealisti francesi del primo dopoguerra. Tale tecnica è stata poi combinata con degli schizzi, come in Visioni di Cody (Visions of Cody).

Jack Kerouac, inoltre, sperimentò con gli idiomi del blues e del jazz, come in Mexico City Blues, e si dedicò anche agli haiku, un genere di origine giapponese che nel mondo occidentale non era, al tempo, diffuso.

I suoi scritti, inoltre, erano caratterizzati dalla quasi totale assenza di revisioni e per questo non visti di buon occhio da alcuni critici. Egli sosteneva, infatti, che «primo pensiero, miglior pensiero», sostenendo quindi che le revisioni e le correzioni potessero portare solamente a dei peggioramenti di ciò che era stato scritto. Nonostante ciò, l’autore era solito riscrivere da capo le sue opere, modificandole o ampliandole. 

 

Sulla strada viene scritto tra la fine degli anni ‘40 e i primi anni degli anni ‘50 su un unico rotolo di carta lungo 37 metri e in sole tre settimane, per poi essere pubblicato nel 1957. Protagonisti del romanzo sono Sal Paradise, il narratore, Dean Moriarty, ispirato alla figura di Neal Cassady, e la strada. Vengono infatti riportati i viaggi e le avventure dei due protagonisti nel loro vagabondare per l’America. Il libro portò Kerouac al successo, anche se inizialmente ad attirare l’attenzione furono solamente i temi trattati e non lo stile prosodico dell’autore. Manifesto di una generazione e precursore di quella che nel decennio seguente sarebbe divenuta la cultura hippie, ha influenzato anche il mondo del cinema. Esiste, infatti, il genere dei road movies, film i cui protagonisti passano gran parte della durata in viaggio, di cui fanno parte film come Easy rider (1969), considerabile un manifesto della cultura hippie.

 

Pubblicato nel 1959, Mexico City Blues è un poema che si compone di 242 cori (altresì detti paragrafi o strofe), composti secondo la tecnica della prosodia spontanea bop. Ad influenzare i temi affrontati sono stati la fede buddhista, le emozioni e la delusione nei confronti della sua stessa creatività, essendo che avrebbe voluto essere in grado di pubblicare più opere, e la sua esperienza a Mexico City. Ogni coro è composto da un collage di elementi, tra cui discorsi diretti derivati da trascrizioni di sue conversazioni, trascrizioni di suoni e onomatopee. 

 

I vagabondi del Dharma (The Dharma Bums) è un romanzo autobiografico pubblicato nel 1958 che affronta non solo il  viaggiare e il vagabondare, ma anche e soprattutto i temi della sofferenza spirituale e della ricerca di una pace interiore. Fondamentale è l’amicizia che nasce tra i due protagonisti, cioè il narratore Raymond Smith e il poeta-falegname buddhista Japhy Ryder, che il narratore prenderà come modello e guida. Ad accompagnare la narrazione ci sono anche degli haiku, rendendo tale opera più simile ad un prosimetro che a un semplice romanzo.

 

Da alcuni considerato come la continuazione de I vagabondi del Dharma, Angeli di desolazione (Desolation angels), pubblicato nel 1965, narra dell’esperienza dell’autore, che in questo romanzo assume il nome di Jack Duluoz, sulla cima della Desolation Peak, parte della catena delle Cascate, che si estende dalla Columbia Britannica fino alla California settentrionale. Quando scrisse l’opera, presumibilmente nel 1956, Kerouac lavorava come avvistatore di incendi, vivendo in un rifugio. Visse per nove mesi in solitudine e scrisse guardando sempre il Monte Hozomeen, che per lui simboleggiava la Vacuità buddhista (Śūnyatā). Tema del romanzo è il conflitto tra calma e frenesia che tormenta il protagonista, un tema molto caro all’autore. Da questo libro prenderà spunto Bob Dylan per la sua canzone Desolation Row.


Visioni di Gerard, pubblicato nel 1963, viene scritto ispirandosi a Gerard, fratello dell’autore morto solo a nove anni nel 1926. In quest’opera, infatti, Kerouac descrive scene, sensazioni ed emozioni dell’infanzia, fornendo un delicato ritratto del fratello, descritto come un santo amante di tutte le creature, ma riflette anche sul senso e sulla precarietà della vita. La prima edizione del romanzo è uscita con illustrazioni firmate da James Spanfeller.

Un'illustrazione di Visioni di Gerard ad opera di James Spanfeller

Kerouac può essere dunque considerato il portavoce di una generazione, ma anche e soprattutto un innovatore, che è stato in grado di rinnovare il romanzo e la poesia americana ed anche internazionale e per conoscerlo a fondo bisognerebbe leggere e approfondire tutta la sua composizione, compreso il suo Libro degli schizzi (Book of skecthes), pubblicato solamente nel 2006.

 

Buona lettura!

Federico Borghese

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