Nostalgia, Solitudine, Amore: sono questi a turbare l’animo del nostro protagonista del romanzo Bebi, il primo amore di Sándor Marài.
Il libro tratta di un professore di latino sulla cinquantina che, in un certo momento della vita, sembra perdere il controllo di sé, inizialmente non comprende la causa ma un incontro speciale lo farà ricredere.
Il protagonista, in questo momento particolare, verrà definito affetto da ‘solitudine colpevole’: uno stato d’animo di cui è necessario comprendere se la causa è da ricercare all’interno dell’essere umano o è indipendente dalla volontà di chi ne soffre. Ci si ritrova allora a perdere quella che è la Sintonia con il mondo circostante, estraniandosi completamente. I rimedi? Delle medicine pronte all’uso? Pronte non proprio, ma raggiungibili: Amore o Dio.
Il romanzo si apre con la Nostalgia: il protagonista ricorda com’era semplice tutto quanto, vivere, comprendere se stesso e scrivere ma con una differenza: ciò che annotava allora non lo tormentava.
Ma se voglio essere preciso devo ricorrere a una frase un po’ retorica, come ‘non placa la mia sete’. È questa la definizione più chiara, quella che rende meglio il senso di mancanza che provo. Non è proprio come avere sete, no; la sete si può soddisfare, è possibile alleviare qualsiasi senso di mancanza, sia fisico sia spirituale. Ma in me, adesso, c’è un vuoto che non riesco a colmare.
Sándor Márai, Bebi, il primo amore, Adelphi 2024, p. 43
Nulla più di queste parole rappresentano la condizione di particolare incertezza che affligge il professore: un senso di Vuoto capace di generare una sofferenza tale da non sentirsi più padroni di se stessi. Tante potrebbero essere le cause, ma lui conosce la verità: è il potere distruttivo dei suoi pensieri.
L’importante è non farsi sopraffare dai pensieri. Non devo analizzare troppo me stesso. Chi passa il tempo ad analizzare se stesso potrebbe avere delle sorprese che mettono in agitazione. Non va bene guardarsi dentro.
Sándor Márai, Bebi, il primo amore, Adelphi 2024, p. 87
Capita a tutti di riflettere su noi stessi, in quelle occasioni due sono le possibilità: analizzarci positivamente in un’ottica di miglioramento personale, oppure lasciare che la nostra mentre si fossilizzi su sbagli e dolori così da tormentarci facendoci sentire un Errore.
Questo libro ci spiega come sia difficile smettere di ‘pensare troppo’ perché è quasi un processo naturale, ma allo stesso tempo risulta doloroso trovare uno di quei Rimedi. Il nostro professore ha trovato questo rimedio ma non l’ha riconosciuto, un sentimento che non poteva controllare né definire. Si parla di Amore, sembra che lo stia osservarlo dall’esterno, ma in realtà lo sta vivendo lui stesso per la prima volta.
Allegra Vernoni