Ray Bradbury è considerato uno dei più importanti autori di fantascienza, ma definirlo tale sarebbe riduttivo: le sue storie hanno sempre qualcosa di fantastico, a volte misterioso, ma esplorano anche problemi politici e sociali, spesso offrendo velate critiche.
Nato il 22 agosto 1922 a Waukegan, Illinois (USA) e morto il 5 giugno 2012 a Los Angeles, California (USA), la sua produzione è influenzata non solo dai film horror e di mistero, come Il fantasma dell’opera (1925), e da autori come Verne e Poe, che da bambino adorava, ma, a detta dell’autore stesso, da uno strano incontro avvenuto con un mago, Mr Electrico, nel 1932. Avvolto di elettricità statica, il mago toccò il naso del piccolo Bradbury dicendo “Vivi per sempre!”. Il giorno seguente Bradbury fece la conoscenza degli altri artisti che lavoravano con il mago e quest’ultimo gli disse di essere la reincarnazione del suo migliore amico, morto un po’ di anni prima. Pochi giorni dopo l’incontro, Bradbury iniziò a scrivere ogni giorno.
Nel 1937 Branbury si unì alla Los Angeles Science Fiction League (Lega fantascientifica di Los Angeles), dove fu incoraggiato da vari giovani scrittori (ad esempio Robert Heinlein). L’anno seguente pubblicò la sua prima storia breve, Il dilemma di Hollerbochen (Hollerbochen’s dilemma), nella fanzine della Lega, cioè Imagination!. Nel 1939, inoltre, diede vita alla propria fanzine (per vedere il primo numero: https://archive.org/details/Futuria_Fantasia_v01n01_1939-Summer_UnkSc-cape1736edit/mode/2up ).
Dopo ciò, la sua carriera prese il volo. Iniziò a pubblicare sempre di più, non solo storie brevi in riviste di fantascienza, ma anche romanzi e iniziò anche a lavorare come sceneggiatore.
Fahrenheit 451 è l’opera più famosa di questo autore. Pubblicato nel 1953, il romanzo è ambientato in un’America distopica, in cui i vigili del fuoco sono incaricati di bruciare i libri, ormai vietati. Il libro è un evidente attacco alla censura, ma cerca anche di mettere in guardia dalla diffusione della tecnologia. Protagonista è il pompiere Guy Montag, che diventa sempre più disilluso, fino a decidere di opporsi al governo. Il libro è stato influenzato dalla repressione ideologica nell’Unione Sovietica, dai roghi dei libri da parte dei nazisti, ma anche dal maccartismo che impregnava gli Stati Uniti al tempo. I temi affrontati nel romanzo erano già stati affrontati dall’autore, che infatti precedentemente aveva scritto Luminosa fenice (Bright Phoenix) e Il pedone (The pedestrian). Queste due storie verranno poi combinate, nel 1951 in Il pompiere (The fireman), un romanzo breve che successivamente l’autore espanderà, dando vita a Fahrenheit 451. Il romanzo è stato poi trasposto sul grande schermo nel 1966 con il film omonimo sotto la direzione di François Truffaut e la storia di Guy viene continuata in un videogioco uscito nel 1984 per i computer della Telarium; l’avventura testuale è infatti ambientata 5 anni dopo la fine del romanzo.
Pubblicato nel 1950, Cronache marziane (The Martian Chronicles) è in verità una raccolta di racconti scritti in momenti separati della vita dell’autore, che inizialmente non aveva nemmeno pensato di collegare tra loro. La storia che viene narrata è quella della colonizzazione di Marte e del suo successivo abbandono, tra il 1999 e ll 2026, andando a toccare argomenti molto delicati e offrendo una velata critica al colonialismo americano ed europeo, ma anche alle guerre, alle armi nucleari e alla tecnologia.
Il gioco dei pianeti (The illustrated man) è una raccolta di diciotto storie brevi pubblicata nel 1951. Tutte le storie trattano i temi dell’interazione tra la tecnologia e la psiche umana, fungendo da monito contro l’espandersi di essa. La cornice del racconto viene fornita dall’incontro del narratore con un uomo appartenente ad un circo itinerante. L’uomo è ampiamente tatuato e ciascuno dei suoi tatuaggi, fatti da una viaggiatrice nel tempo, raccontano una storia. Nonostante sia tra le opere più conosciute di Bradbury, anche grazie al film del 1969 diretto da Jack Smight, la critica non è stata in grado di dare un giudizio unanime. Alcuni ritengono che le storie che la compongono siano state scelte senza cognizione di causa e che la cornice narrativa non sia d’effetto, mentre altri ritengono che la caratterizzazione dei personaggi sia superba, in grado di presentare personaggi tridimensionali con i quali si può empatizzare e che si possono amare e odiare.
Pubblicato nel 1957, L’estate incantata (Dandelion wine) è un romanzo a base autobiografica ambientato nella fittizia Green Town, Illinois e costituisce il primo libro della saga di Green Town. Similmente a Fahrenheit 451, anche questo romanzo deriva da una storia breve, pubblicata nel giugno 1953 su Gourmet magazine. Il titolo in lingua originale fa riferimento ad un vino che viene prodotto con petali di dente di leone e altri ingredienti e serve come metafora della distillazione delle gioie dell’estate. Il libro, infatti, è ambientato durante l’estate e segue le vicende del dodicenne Douglas Spaulding, ricalcato sul piccolo Bradbury, e dei suoi amici, che osservano gli adulti della città e le loro relazioni, godono delle piccole gioie della vita e giocano tra di loro. In molti considerano questo il romanzo più intimo e profondo dell’autore, proprio per via degli elementi autobiografici, ma anche per l’assenza di elementi fantastici e fantascientifici.
Il popolo dell’autunno (Something wicked this way comes) è il secondo libro della saga di Green Town ed è stato pubblicato nel 1962. I protagonisti sono due ragazzi di tredici anni, Jim Nightshade and William Halloway, che hanno una terrificante esperienza con un terrificante circo itinerante, diretto da Mr Dark. Il libro, che mischia elementi del fantasy e elementi dell’horror, esplora il potere che oggetti o persone possono esercitare, il conflitto tra bene e male che ha luogo in ogni individuo, ma anche la nostalgia per i tempi passati. Anche quest’opera viene considerata un capolavoro e molti autori ne hanno tratto ispirazione, tra cui Stephen King e Neil Gaiman, ma anche R.L. Stein, l’autore della serie Piccoli brividi. A Il popolo dell’autunno è anche dedicato un numero di Dylan Dog, il 333, intitolato I raminghi dell’autunno, la cui storia inizia dallo stesso incipit, per poi evolversi in altro modo.
Addio estate (Farewell summer), infine, è l’ultimo romanzo pubblicato dall’autore e conclude la saga di Green Town. Diretto sequel de L’estate incantata, ritroviamo lo stesso protagonista, Douglas, al termine dell’estate, che ormai quattordicenne inizia a scoprire il modo dell’amore e della sessualità, mentre nella città infuria una guerra tra giovani e adulti, nel tentativo di godere degli ultimi caldi giorni d’estate e rimanere, ancora per po’ bambini. Intrisa di nostalgia, quest’opera può essere considerata anche l’addio di Bradbury all’estate della sua vita e alla pubblicazione di romanzi.
Leggere Bradbury ci può dunque portare a viaggiare in epoche o pianeti a volte lontani e a volte vicini, che ci danno la possibilità di esplorare problemi politici e sociali e anche di osservare l’animo umano. Molte sono le opere di quest’autore e sarebbero tutte da leggere e da gustare.
Buona lettura!
Federico Borghese