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La suggestione artistica nel ritorno alle origini: Paul Gauguin secondo Ingo Walther

L’arte è un’astrazione: spremetela dalla natura sognando di fronte ad essa e preoccupatevi più della creazione che del risultato” Paul Gauguin 

Recentemente mi sono imbattuta nella lettura di un libro su uno dei miei pittori preferiti: Paul Gauguin. Ho trovato particolarmente interessante il capitolo dedicato al periodo dal 1888 al 1891, di cui ho deciso di scrivere in questo articolo. Ci soffermeremo quindi su questi anni di cambiamento per l’artista, di distacco artistico dall’impressionismo e di apertura verso il primitivismo rustico e popolare, nella raffigurazione dei soggetti osservati. Si sente spesso parlare del viaggio a Tahiti, delle rappresentazioni delle scene di vita quotidiana polinesiane. Ma quali sono i passaggi che hanno portato l’artista al culmine della sua carriera? Scopriamolo insieme, grazie all’analisi dello storico dell’arte Ingo Walther, autore del libro. 

Questo è l’arco di tempo, per il pittore, in cui le sue tele iniziano a colorarsi, ad arricchirsi di esotismo e si allontanano sempre di più dalla rappresentazione della vita in città, caotica e dinamica, di episodi di vita borghese, lontani dall’aspetto sociale umano. Egli, infatti, inizia a interessarsi sempre più alla genuinità e alla semplicità dei soggetti. La sua pittura, caratterizzata da una certa semplificazione formale, è arricchita da una tendenza ornamentale, ispirata alle stampe giapponesi. Egli riesce, quindi, a combinare la predominanza della linea semplice di questo stile a colori esuberanti, vitali ed energici, creando una commistione unica nel suo genere. Come si può notare in Natura morta con tre cagnolini e nella Visione dopo il sermoneentrambe opere risalenti al 1888, l’artista si serve di una serie di colori contrastanti. Per esempio, contrapponendo il rosso, il marrone e il blu al bianco. Inoltre, la scelta dei colori è spesso non naturalistica, basti vedere la rappresentazione dell’erba in rosso. In entrambi i dipinti sono assenti un senso spaziale e proporzionale, che vengono colmati dalla fusione delle figure simboliche colorate. Tali aspetti pittorici creano opere enigmatiche con forti allusioni sensoriali ad altri mondi e dimensioni, creando nello spettatore uno stato d’animo potente e misterioso. In questo periodo, lo scopo di Gauguin è arrivare a un pubblico che guardi oltre il mondo terreno, focalizzandosi sulla componente immaginifica e fantastica della vita. 

L’artista appartiene in questo quadriennio, infatti, alla cerchia di dandy parigini anticonformisti, sfarzosi e provocatori, che ambiscono a differenziarsi dalla massa proponendo nuove idee. Nel 1891 viene pubblicato sulla loro rivista Mercure de France un saggio di addio a Paul Gauguin, intitolato Simbolismo nella pittura. Nello scritto di Emile Aurier vengono delineate le cinque caratteristiche ideali di un’opera d’arte. In particolare, l’opera d’arte deve essere ideista perché l’unico suo ideale è la rappresentazione dell’idea. Inoltre, deve essere simbolista, poiché esprime l’idea tramite delle forme. In terzo luogo, deve essere sintetica perché registra forme e segni per permetterne una comprensione generale. Poi, deve essere soggettiva perché l’oggetto rappresentato non è considerato tale ma come segno di idea percepita dal soggetto. Infine: “l’opera d’arte deve essere decorativa, giacché la pittura decorativa propriamente detta, quale la concepirono gli Egizi, e probabilmente anche i greci e i primitivi, altro non è se non la manifestazione di un’arte al tempo stesso soggettiva, sintetica, simbolista e ideista”.

Tutti questi punti chiave del simbolismo artistico sono alla base della pittura di Paul Gauguin. Ecco perché il primo impatto conoscitivo dell’osservatore con il quadro ha per lui un’importanza tale da dichiarare che chiunque non comprenda una sua opera al primo sguardo non sarà in grado di comprenderla in seguito.

Ogni opera di Gauguin genera in me un impatto emotivo tale da generare un messaggio. Per ogni minuto passato a guardare le sue opere emergono nuovi dettagli, più allegorie, intuizioni sullo stato d’animo del pittore. Un artista di acuta percezione che ha riportato un senso di appartenenza terrena e naturale al mondo e all’universo di tutti noi umani. Guardare le sue opere mi ricorda sempre la nostra appartenenza a un sistema ciclico, la nostra vera natura, le nostre potenzialità attraverso il corpo e le percezioni. Bisognerebbe guardare più opere di Gauguin, bisognerebbe imparare da lui a percepire la vita al di fuori del mondo umano e a guardare oltre. 

Julia Sophie Naponiello 

Natura morta con i tre cagnolini, 1888
Visione dopo il sermone, 1888

Una risposta su “La suggestione artistica nel ritorno alle origini: Paul Gauguin secondo Ingo Walther”

Articolo bello, scorrevole.
Descrizione che suscita curiosità e nel contempo ti arricchisce in tutte le sue forme, pur lasciandoti spazio nell’immaginazione.
Bravissima. Complimenti

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