I libri di scuola pullulano di nomi maschili. Pittori, musicisti, scrittori: pilastri della cultura della nostra società, uomini che hanno contribuito a rendere il mondo così come lo conosciamo oggi. Ciò che non tutti sanno è che dietro a questi uomini ci sono delle grandi donne. Donne tenaci ma umili, calorose ma decise, senza le quali questi uomini sarebbero caduti nell’oblio.
Non parliamo solo di scoperte. Ma di donne rimaste fedelmente accanto ai loro mariti, che si sono prese cura di loro, che hanno incentivato le loro passioni. Ognuno di noi ha bisogno di un amico o di un compagno disposto a supportarci, una spalla su cui piangere o una mano da afferrare quando ci sembra di affogare.
È questo il caso di Sofja Andrèevna Bers, coniugata Tolstaja, ovvero la moglie del famoso scrittore russo Lev Tolstoj. Sofja ha lasciato dietro di sé numerose opinioni contraddittorie, sin dalla nascita ha mostrato di possedere un dono letterario, iniziando a scrivere storie in tenera età. In eredità alle generazioni successive ha lasciato i suoi diari, ormai opere riconosciute come fondamentali per la memorialistica, spesso definiti come “romanzi d’amore”, che seguono la storia fra lei e suo marito.
Sofja Tolstaja è completamente trasparente nei suoi scritti, mostra una sensibilità unica, fa sentire la sua voce, che è anche quella di numerose altre donne, alcune venute molti anni, se non decenni, dopo di lei. Donne ignorate, offuscate e maltrattate dalla loro società solo in quanto donne, a cui sono stati estirpati alla radice i loro talenti, a cui è stato impedito di sbocciare.
“Oggi mi sono domandata perché non ci sono scrittrici, artiste o compositrici. È perché tutta la passione e l’abilità di una donna energica sono consumate dalla sua famiglia, dal suo amore, da suo marito – e soprattutto dai suoi figli. Le sue altre abilità non vengono sviluppate, restano embrioniche e atrofizzate. Quando ha finito di svezzare ed educare i suoi figli, i suoi bisogni artistici devono essere risvegliati, ma ormai è troppo tardi, diventa impossibile sviluppare qualsiasi cosa.”*
In questo breve passaggio, Sofja parla della sua passione, della vita che avrebbe voluto, che le è stata negata dopo il matrimonio con Tolstoj. Sofja Tolstaja ha dedicato la sua intera vita alla protezione del marito: lo ha tenuto lontano da tutte le preoccupazioni quotidiane e al contempo è stata la sua musa ispiratrice, ha sempre creato le condizioni perfette per stimolare la sua creatività.
Il loro matrimonio fu burrascoso ed ebbe una fine tragica, questo perché il grande scrittore russo si avvicinò a una nuova filosofia che poi cercò di realizzare nella sua vita privata. Era sempre piegato fra le pagine e con la testa immersa nelle sue storie, un lavoro estenuante, che la stessa Sofja ammira e al tempo stesso detesta.
“Mio marito non è mio amico; a volte è stato un mio amante passionale, soprattutto man mano che invecchia, ma per tutta la mia vita mi sono sentita sola al suo fianco. Non fa passeggiate con me, preferisce ponderare sulle sue opere in solitudine. Non si è mai interessato ai miei bambini […]. A ognuno il suo destino. Il mio è quello di essere ausiliare a mio marito. E questo va bene; almeno ho servito un grande scrittore per cui vale la pena sacrificarsi.”*
Sofja non fu solo una moglie perfetta come tutti la ricordano, ma ebbe un ruolo fondamentale durante la stesura di una delle pietre miliari della letteratura russa: Guerra e pace.
La stesura dell’opera inizia poco dopo il parto del primo figlio della coppia, che incrina il rapporto fra i due. Sofja non voleva allattare il bambino, scelta disapprovata da Tolstoj. È da qui che inizia il conflitto, è da qui che iniziano a sbocciare i dubbi di Sofja, che si domanda se sposare quell’uomo sia stata la scelta giusta. Più avanti, nei suoi stessi diari, troviamo la risposta: no, potendo tornare indietro non lo rifarebbe.
Tolstoj non aveva una bella calligrafia, fu sua moglie a riscrivere completamente i suoi manoscritti. Una donna che aveva appena partorito, sposata con un uomo che non muoveva un dito, come da sua testimonianza, oberata di faccende e con un’intera casa da mandare avanti. Una donna che decise comunque di aiutare il marito, riscrivendo per ben sette volte Guerra e pace.
Quest’opera sarebbe la stessa senza Sofja? Perché nessuno sa del ruolo fondamentale che questa donna ha avuto?
La mente era di Tolstoj, ma Sofja era la sua roccia. Ha portato alcune delle sue idee all’interno del romanzo, curava casa in cui vivevano, gli ha dato ben tredici figli.
E cosa ci rimane, invece, della passione di Sofja?
I suoi diari. Una penna delicata, che se avesse avuto a disposizione più tempo e libertà avrebbe potuto ottenere lo stesso riconoscimento riscosso dal marito. Quel marito tanto acclamato da tutti, che ha messo al mondo opere preziose distruggendo, però, la vita di una donna. I diari di Sofja sono stati pubblicati e consiglio a tutti di leggerli. Sono emozionanti, ti fanno entrare nei suoi panni, vivere con lei la sua solitudine, la sua tristezza. Una donna distrutta da un matrimonio, una donna che si è ritrovata al punto di non voler più esistere.
Lascerò parlare Sofja Andrèevna Bers per un’ultima volta:
“Mi sta sistematicamente distruggendo allontanandomi dalla sua vita, ed è un dolore insopportabile. Ci sono volte in questa mia inutile vita in cui mi sento sopraffatta dalla disperazione e penso di volermi uccidere, di scappare lontana, di innamorarmi di qualcun altro – qualsiasi cosa pur di non vivere con questo uomo di cui, per qualche motivo, mi sono innamorata nonostante tutto. Ho capito solo ora quanto io lo abbia idealizzato […]. Ora ho gli occhi aperti, e vedo che la mia vita è stata distrutta.”*
* Tolstaja, S., The Diaries of Sofia Tolstoy, trad. en. Cathy Porter, 2010, Harper Perennial, trad. it. Martina Dugaro
Martina Dugaro