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Il Salotto Letterario

Blu

“a forza d’averli sott’occhio, si finisce col non vederli più”

Dominique Simmonet

I colori la dicono lunga sui nostri costumi. Attraverso essi possiamo monitorare l’evoluzione dellanostra società. Non è un caso “se vediamo rosso”, “diventiamo blu di collera” o “siamo al verde”. I colori veicolano tabù e pregiudizi ai quali siamo schiavi. Possiedono significati nascosti che influenzano il nostro ambiente, i nostri comportamenti, il nostro linguaggio e il nostro immaginario collettivo. La pubblicità, l’architettura, il design, la moda: tutto è regolato dal codice dei colori. Con questo articolo, vi presento il mio colore preferito, beniamino degli europei e degli occidentali in
genere: il blu.
Dalle indagini demoscopiche, dalla fine del XIX secolo, il blu detiene il predominio in occidente, in Italia come in Francia, in Nuova Zelanda come negli Statu Uniti d’America, questo vale sia per gli uomini che per le donne, quale che sia il loro ambito sociale e professionale. La supremazia che il blu ha nell’ occidente non è presente in altre culture. Per esempio, i giapponesi prediligono per lo
più il rosso. Tuttavia, non è sempre stato così. Per molto tempo il blu è stato impopolare. Assente
nelle grotte paleolitiche come in quelle neolitiche, quando comparivano le prime tecniche tintorie. La disgrazia del colore blu inizia nella civiltà romana. A Roma è il colore dei barbari e dello straniero. Per una donna dell’epoca avere gli occhi azzurri equivaleva a essere di facili costumi.
Troviamo la stessa inclinazione mentale nel vocabolario: in latino classico, la terminologia è instabile e imprecisa. L’etimologia dei colori blu e azzurro, nelle lingue romanze deriva da etimi
germanici (blau) e arabe (azraq). La rinascita del blu avviene grazie a un cambiamento profondo
delle idee religiose, nel XII secolo. Il Dio cristiano diventa di fatti un dio di luce: e la luce è azzurra! Per la prima volta in Occidente, si dipingono i cieli d’azzurro, prima erano neri, bianchi o dorati. All’ora siamo in piena diffusione del culto mariano. Ora, la vergine abita in cielo. Questo influenza
la sua iconografia, a partire del XII secolo La si copre di un manto azzurro. In modo implicito la Vergine diventa l’agente promozionale del blu. Dal XII secolo in poi, d’un tratto, il blu si è
divinizzato. Dato che la Vergine si veste d’azzurro, lo fa anche il re di Francia. Filippo Augusto, poi suo nipote San Luigi saranno i primi a adottarlo. I signori, naturalmente si affrettano a imitarli. In tre
generazioni, il blu diventa il colore preferito degli europei. Il blu diventa di moda in tutti i settori. Il romanticismo intensifica la tendenza: come il loro eroe, il Werther di Goethe, i giovani europei si
vestono di blu, e la poesia romantica tedesca celebra il culto di quel colore malinconico. Secondo il
massimo esperto della storia di colori Matthieu Pastoureau la dicotomia romantica tra il blu e la malinconia influenza il lessico con il “Blues”. Nel 1850 un indumento gli dà un ulteriore impulso: i
jeans, brevettati a San Francisco da Levi Strauss. Il blu è amato per la sua dolcezza, eleganza e pacatezza. È un colore benvoluto da tutti, tanto dalle persone fisiche quanto da quelle morali: le organizzazioni internazionale, ONU, l’UNESCO, il Consiglio d’Europa, l’Unione Europea, tutti hanno optato per un simbolo blu.

Mirko Ibahi Bahis 

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