Recentemente è uscito al cinema Nosferatu, diretto da Robert Eggers (di cui Amra Gusic ha già parlato in Un Horror Secolare ), che riprende non solo il film Nosferatu, eine Symphonie des Grauens (1921), diretto da Murnau, ma anche, indirettamente, il romanzo Dracula di Bram Stoker (1897).
Non molti, però, conoscono le origini della figura di Dracula, personaggio entrato nella mitologia del genere orrorifico, che riprende sì elementi folkloristici balcanici, ma anche elementi del Romanticismo inglese e della narrativa popolare. Il primo vampiro della letteratura gotica non è Dracula, bensì Lord Ruthven, protagonista de Il Vampiro (1819) di John Polidori; dopo questo racconto, le figure vampiriche nella letteratura sono aumentate a dismisura, andando a differenziarsi tra loro. Se infatti il conte Dracula è considerato il vampiro archetipico, come sottolinea Nina Auerbach nel suo Our vampires, ourselves (I nostri vampiri, noi stessi), è anche vero che nessun vampiro è mai completamente uguale ad un altro: non esiste il vampiro, esistono solo dei vampiri.
All’interno della variegata schiera di vampiri spicca la figura di Carmilla, protagonista dell’omonimo romanzo breve di Sheridan Le Fanu. Carmilla esce sulla rivista The Dark Blue in tre puntate tra il 1871 e il 1872, per poi essere pubblicato in volume nel 1872, con l’aggiunta di un prologo, nella raccolta In a Glass Darkly (In uno Specchio Oscuro). Con una struttura narrativa che gioca su simmetrie, opposizioni e sovrapposizioni, regalando al mondo uno dei vampiri più umani e anticipando Dracula di più di vent’anni, diventerà fonte di ispirazione per Bram Stoker, ma, ciononostante, rimane un’opera quasi sconosciuta ai più.
Perché? Cosa rende Dracula più speciale e famoso? Questa è la domanda che si sono posti anche Benson Saler e Charles A. Zeigler.
Uno dei motivi, secondo i due studiosi, è legato alla sua struttura narrativa. Dracula, infatti, ha una struttura conforme alle altre storie che vedono come protagonisti i mostri e la loro caccia, articolata in apparizione del mostro, attacco del mostro e, infine, cacciata o uccisione del mostro; questo però non vale per Carmilla . Fondamentale, sempre in riferimento alla struttura narrativa, è anche la differenza presente tra il finale delle due storie: in Dracula troviamo una conclusione , mentre in Carmilla il finale è aperto e lascia in sospeso moltissime questioni, tra cui il destino della stessa vampira , tanto che Jack Sullivan non fa coincidere il finale della storia con la sconfitta delle forze del male, come sarebbe da copione.
Un altro punto cruciale del non-successo di Le Fanu è una particolare declinazione della figura stessa del vampiro, che in questo caso, come rilevato da Saler e Zeigler, si discosta dal tipico mostro. Ricollegandosi all’Indice dei Motivi nella Letteratura Folkloristica di Stith Thompson, infatti, i due studiosi mettono in evidenza come Carmilla (ma in verità anche i suoi predecessori) risulti una figura molto più umana che mostruosa, a differenza di Dracula che raccoglie in sé alcuni degli elementi chiave del mostro: le caratteristiche bestiali e da predatore ( come le zanne e i palmi delle mani pelosi), riferimenti a una sua possibile natura ibrida (può trasformarsi, infatti, in cane, pipistrello e nebbia) e, soprattutto, il fatto che sia mosso quasi esclusivamente dalla necessità e dal desiderio di bere sangue umano. In questo Carmilla è quasi diametralmente opposta: cerca sì il sangue , ma è ancor più mossa dal desiderio di intimità con un altro essere umano, e non ha nessuna caratteristica mostruosa, essendo, all’apparenza, semplicemente una ragazza di bell’aspetto.
Infine, Gabriella Jönsson associa la secondarietà di Carmilla nel panorama orrorifico alla sua appartenenza a quel “secondo sesso” di cui parlava Simone de Beauvoir.
Carmilla infatti si configura come eroe byroniano, riprendendo moltissimo della donna-serpente della mai portata a termine Christabel di Coleridge, ma differenziandosi dagli altri vampiri byroniani. Il vampiro byroniano maschile (come può essere quello di Polidori), infatti, esplora il desiderio omosociale maschile e allude ad un desiderio omoerotico, che però rimane sempre in potenza, mentre in Carmilla viene attualizzato, ma al femminile. Tutta la narrazione di Carmilla, in verità, si costruisce su delle affinità esclusivamente femminili, che, secondo Signorotti, costituivano una grande minaccia per l’ordine patriarcale, rappresentato dal vampirismo in sé. Questa ipotesi è sostenuta anche da N. Auerbach, che evidenzia come una donna al potere non abbia posto nella gerarchia patriarcale che Dracula afferma.
Sembrerebbe dunque che questo breve romanzo, importantissimo per la nascita di Dracula, sia stato a lungo ignorato non solo per la sua struttura, ma anche per la sua protagonista e i temi trattati, forse troppo all’avanguardia per l’epoca. Adesso, allora, è arrivato il momento di rispolverarlo e di leggere la storia di una vampira che mette a rischio il patriarcato.
Buona lettura!
Federico Borghese
Bibliografia:
- Auerbach, Nina. Our Vampires, Ourselves. Chicago: U of Chicago P, 1995
Jönsson, Gabriella. “The Second Vampire: ‘filles fatales’ in J. Sheridan Le Fanu’s ‘Carmilla’ and Anne Rice’s ‘Interview with the Vampire’”. Journal of the Fantastic in the Arts. 17:1 (2006): 33-48
Saler, Benson; Ziegler, Charles A. “Dracula and Carmilla: Monsters and the Mind”. Philosophy and Literature. 29:1 (2005): 218-227. Johns Hopkins University Press
Signorotti, Elizabeth. “Repossessing the Body: Transgressive Desire in ‘Carmilla’ and Dracula”. Criticism. 38:4 (1996): 607-626. Literature Resource Center. Lunds universitet, UB. 11 Novembre 2004
Sullivan, Jack. Elegant Nightmares: The English Ghost Story from Le Fanu to Blackwood. Atene: Ohio University Press, 1978, p. 60