La distanza tra il pub Triade e il Procione Addomesticato è brevissima. Letteralmente qualche incrocio che comporta solo il passare di una manciata di secondi; minuti, addirittura ore, per i più lenti o sbronzi.
Il chiasso della movida è occultato dal continuo ruttare del mio compagno Vaca. La Sour Ipa bevuta poco fa a collo gli stritola lo stomaco. Vaca ha perso l’uso del verbo, ora sa solo ruttare.
Mentre la cacofonia di Vaca prosegue io non lo ascolto e gli racconto un po’ di storia riguardo il Procione Addomesticato, anche se la conosce bene.
Io ci avevo lavorato. Un sei mesi circa. Miglior locale della città, e non solo perché ci ho appunto lavorato. Ho passato ore a spillare fiotti di carboidrati liquidi e alcolici.
Miglior locale per la qualità della birra e del servizio, ma soprattutto il gestore. Artemio, per gli amici o chissà chi, “Arte”. Arte possiede una conoscenza inquietante sulle birre, sui processi di produzione e nel riconoscere istantaneamente i sentori delle bevande, ma soprattutto abilissimo a sgamare nell’immediato i difetti di una birra. Il naso di Arte non permette a nessun difetto di nascondersi. Li mostra per quello che sono: difetti.
Il Procione Addomesticato è di proprietà di un certo Flambert. Uomo straniero di origini dubbie, un po’ stile Tommy Wiseau.
Ha chiamato il pub ed il birrificio Procione Addomesticato perché, in qualche modo, è riuscito ad addomesticare un procione.
Cosa assurda in quanto è illegale. Ma lui muto e silenzioso, ha vinto la causa per possederne uno. Unico in tutta la nazione.
Tutti lo rispettano per questo. Capita anche che il suo procione lo accompagni al pub a farsi venerare da chiunque. Il piccolo orsetto lavatore si chiama Double West Coast Ipa, in onore della prima birra che Flambert aveva realizzato, da adolescente, nel suo scantinato con l’aiuto di sua sorella Electra.
Finalmente la disastrosa orchestra diretta da Vaca è giunta ad una gioiosa conclusione. Allo stesso tempo siamo apparsi davanti al pub desiderato.
Rispetto al pub Triade, timido e buio, quello che si mostra nudo davanti ai nostri occhi è luminoso e ampio. Il parquet è liscissimo e raffinato, a quanto pare direttamente lavorato e lucidato da Flambert e il suo procione. D’ora in poi il procione verrà chiamato solamente “Double”, per motivi ovvi.
Arte non ci ha ancora notati. È chiaramente indaffarato a spiegare le birre a due signorotti ignoranti e goffi nei modi.
Vaca, futuro uomo di legge, quale legge non lo sa nessuno, dice.
-Felo, perché ogni volta che stai per entrare in questo pub ti blocchi?! Aspetti l’attimo giusto?!
Io calmo e pacifico in quanto il mio stomaco non era bombardato da batteri non gli rispondo ma gli sorrido soltanto. Non servono parole a volte. E penso che Vaca mi abbia posto una domanda sapendo di non ricevere una risposta.
La porta blindata ci fissa e silenziosa ci chiede di scegliere cosa fare.
-Entriamo o non entriamo Vaca?
-A me lo chiedi Felo.
Così, dolcemente, afferro la maniglia tondeggiante della porta d’entrata.
La porta parla a versi, scricchiola. Vaca entra mimando i suoni della porta che tutt’un tratto hanno l’erre moscia. Strano penso io.
-Ciao Vaca!
Grida gioioso e indaffarato Arte. In quel momento Arte spina la Session Neipa, seconda spina da sinistra, suun totale di ben quattordici spine. Birra leggera, fruttata e setosa, perfetta per un pubblico ampio.
Subito dopo Vaca entro io.
-Ciao Arte!
Grido pacatamente, difatti non mi sente. Però in ogni caso si volta. Mi vede ed esclama:
-Ciao Bello! Come stai?
Dicendo così interrompe la sua spinata, cosa che non farebbe mai se non per la sua morosa Sandra o per i suoi più cari conoscenti, e viene a darmi la mano.
-Non c’è male Arte, grazie. Tu apposto?
-Sempre Felo, sempre.
Arte dice ai clienti signorotti di accomodarsi altrove in quanto quei posti al banco erano riservati per me e per Vaca. Cosa falsa ma evidentemente i due signori goffi sono insopportabili. Come capisco Arte.
Il banco ci invita a sederci muto. Perché gli oggetti sono saggi e non parlano? Eppure si fanno capire benissimo? Chissà.
-Cosa bevete belli? Ci domanda Arte.
-Una Double West Coast Ipa, Arte!
Esclama Vaca, storpiando il nome del povero publican.
-In arrivo Vaca! Risponde Arte.
-Tu Felo, cosa bevi?
Mi gridano entrambi guardandomi impazienti.
-Io una Kombucha grazie!
Gli occhi di Arte da castano hanno preso il colore del sangue arterioso. Minacciando senza parlare una morte decisamente dolorosa.
-Scherzo Arte, scherzo ovviamente. Dai fammi una West Coast Ipa per iniziare.
I suoi occhi dal colore infuocato tornano a quel suo rassicurante aspetto naturale.
-Ottima scelta Felo! Dice Arte e poi continua.
-Stasera passa Flambert con Double! Vaca tu non la conosci quella bestiolina, vedrai che ti farà divertire molto.
-Non vedo l’ora!
Diciamo insieme io ed il mio amico.
Il bicchiere vuoto, tanta è la grazia di Arte nello spinare, sembra che si riempia da solo. E che con altrettanta grazia si muova autonomamente sopra i nostri sottobicchieri e sotto le nostre teste.
Abbiamo scelto due birre secche, amare e resinose. Le nostre bocche al solo ungersi di quel liquido divino si riempiono di visibilio.
Ad un tratto arriva Indra, nuova collega di Arte che lo aiuta i fine settimana.
-Sempre qua a bere voi due eh!
Ci dice lei sorridendo e mostrandoci il Sole.
Noi rispondiamo con un semplice movimento di testa.
-È la Notte dei Pub…
Inizia Arte rivolgendosi a Indra e raccontandole ciò che ormai è storia.
Noi durante il suo racconto terminiamo le birre e subito dopo ne ordiniamo altre due uguali.
-Felo, sapevi che il dito medio durante l’Impero Romano simboleggiava un fallo e le altre dita chiuse due testicoli?
-No Vaca, non lo sapevo, magari potrei scriverci un articolo al riguardo.
-Beh se lo fai, devi anche scrivere un ringraziamento alla fine nei miei confronti. Ti ho trovato io l’argomento.
-No Vaca, non penso proprio. Mi fai ridere.
-Oh Felo, guarda che…
In quel momento un’ombra rapidissima si aggrappa alla gamba di Vaca, che per sua sfortuna comincia ad essere montata avidamente.
Double era appena arrivato. Double aveva deciso di fecondare Vaca.
Vaca si strattona per lo spavento e fa cadere il suo bicchiere con dentro ancora tutta la sua Double West Coast Ipa.
Un frastuono. Poi il silenzio. Ogni organismo vivente, compreso Double, fissa muto Vaca e il cadavere spezzato su pavimento in quella pozza di sangue alcolico.
Arte spegne addirittura la musica, di gran classe comunque, che accompagnava la nostra bevuta.
A quel punto Double va dietro il banco vicino ad Arte e insieme fissano Vaca con disapprovazione.
-Vaca. Non può essere ogni sera così. Un po’ di controllo.
Poi Arte scoppia a ridere. Tutto il locale esplode in una goliardica risata. Dopo lo scadere del divertimento tutto torna alla consuetudine.
Vaca leggermente imbarazzato ride esaltando particolarmente la sua erre moscia, piacevole all’udito.
Io ancora con le lacrime agli occhi noto un dettaglio che crea, invece di semplici lacrime, una vera e propria cascata.
-Vaca…la tua gamba…oh Dio…
Vaca mi guarda sorpreso. Pupille sconvolte, ma non ancora del tutto. Quando realizza le sue pupille si spalancano con aria di scandalo.
Mi guarda. Poi guarda i suoi jeans. Poi di nuovo, i miei occhi i suoi jeans, i miei occhi e i suoi jeans.
Alla fine lo urla.
-Double mi ha eiaculato addosso! Ma come! Io lo denuncio, già non potrebbe…
Gli metto la mano sulla bocca per serrarla in tempo prima che Flambert, che era entrato in quell’esatto momento e si era perso la scena, lo senta.
Vaca si calma ma con un po’ di odio dentro. E lo capisco.
Flambert ci si avvicina e ci saluta educatamente, poi con calma si avvicina al banco. Una volta lì, Double gli salta sulla spalla. Il procione incrocia le dita come per preparare la prossima burla, al prossimo sfortunato. Doveva chiamare il pub Procione Burlone, o Procione Molesto.
Flambert e Double poi si siedono su una poltrona. In realtà Flambert si siede, Double è sempre in piedi sulla sua spalla.
Noi al banco ordiniamo la terza birra, e ammetto che a questo punto siamo belli brilli. La campana canta stonata “Ultimo giro”.
-Ultimo giro intenso, eh Felo! Dai facciamo due Imperial Pastry Stout con cannella e fava tonka. Due birre forti, dodici gradi, intense e pastose. Ottima conclusione, no?
-Va bene ma dobbiamo steccarle, Vaca. Non dimenticare che dobbiamo fare schifo oggi.
E così le nostre labbra poco carnose affondano nel bicchiere, lasciando passare quel liquido tale e quale al catrame. Ma almeno di buon sapore.
Alzarsi da quel posto a sedere, che ormai possiede i solchi delle nostre natiche ferme lì da due ore, è difficile. Ma necessario.
-Belli, siete gli ultimi rimasti.
Vaca ed io ci guardiamo intorno, notando effettivamente, che solo noi due, Arte e Flambert siamo presenti. Poi guardo in alto e vedo sul lampadario Double, che con aria furtiva e maliziosa fissa ansimante Vaca. Che strano. Quel procione è un maniaco, penso.
-Vaca, aiutiamo Arte a chiudere rapidamente così andiamo tutti assieme al pub Triade!
-Si va bene Felo.
Così tutti e cinque assieme puliamo e chiudiamo. Sì, anche Double ci ha aiutati. Dopo di che ci dirigiamo insieme al terzo pub che è anche il primo: al pub Triade.