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La villa di Napoleone all’Isola d’Elba

Si può dire che l’Isola d’Elba sia celebre per due ragioni: le spiagge di acqua cristallina e Napoleone. Ecco, se deciderete di scegliere l’Elba come destinazione delle vostre vacanze, non per forza estive, vi renderete conto che il fattore Napoleone è fonte di infinito orgoglio, visibile in qualsiasi bandiera, negozio, museo e perfino souvenir. L’imperatore arriva qui in esilio nel maggio del 1814 e riparte dieci mesi dopo, nel febbraio 1815: durante questo tempo, come sovrano del Principato dell’Isola d’Elba, influenza moltissimo tutti gli aspetti della vita elbana, soprattutto quello architettonico.

Infatti, una delle mete culturali più famose dell’isola è Villa San Martino che, come la Palazzina dei Mulini, costituisce la residenza di Napoleone durante il suo soggiorno. Villa San Martino è la residenza estiva dell’imperatore e infatti si trova nella periferia della città principale, Portoferraio, in una campagna ricca di alberi, ombra e calma.

Il complesso architettonico si presenta, ad oggi, diverso da quello in cui egli amava risiedere, poiché a metà Ottocento, nel retro della residenza, semplice e squadrata, viene costruita la struttura che vediamo oggi arrivando alla villa: un’imponente galleria che raccoglie cimeli napoleonici e ospita le mostre temporanee del sito. Questa porzione viene commissionata dal principe russo residente a Firenze Anatolij Demidov, e comprende una facciata ampiamente decorata in stile neoclassico con riferimenti napoleonici come aquile, monogrammi e api che invece non sono presenti nella villa vera e propria.

La residenza – piccola, raccolta, decorata in maniera delicata – costituisce una casa di campagna ideale per ogni periodo dell’anno grazie alla vista stupenda di cui si gode, guarda caso, dalla camera di Bonaparte, che scivola dalla campagna verso il mare.

Ma il punto forte della Villa è senza dubbio l’apparato decorativo, soprattutto del piano superiore, lo spazio vissuto dall’imperatore e dai suoi fedeli collaboratori militari Bertrand e Drouot, e anche l’unico visitabile. Il pittore Antonio Vincenzo Ravelli è incaricato di decorare le sette stanze che si sviluppano intorno alle grandi sale principali, una dedicata alla campagna d’Egitto del 1798-1801 e l’altra al Nodo d’amore, allegoria del sentimento di Napoleone verso la seconda moglie, Maria Luisa d’Asburgo, che però non lo raggiungerà mai all’Elba.

Nella Sala Egizia ci troviamo immersi in geroglifici, sfingi, paesaggi desertici, cammelli e colonne papiriformi dipinte sui muri con effetto trompe-l’œil. Al centro della sala vediamo una vasca ottagonale: essa rimanda alle usanze esotiche che iniziano a prendere piede nell’Europa del XIX secolo, oltre ai mobili con dettagli «egitteggianti» come sfingi e busti di faraoni.

A differenza di questa sala, usata per i ricevimenti ufficiali, le altre stanze, perlopiù camere, sono più intime e di dimensioni ridotte. Presentano, sempre a trompe-l’œil, tendaggi e panneggi che paiono sospesi sulle pareti e sui soffitti, dai colori pastello come il verde chiaro, il rosa e l’azzurro.

La vista che si offre oggi dalle finestre è mediata dalla terrazza, costituita dal tetto della Galleria Demidov, ornata dall’aquila imperiale che guarda verso il mare.

Nel parco della villa si gode di quiete e ristoro dal caldo, e sulla stradina che porta dalla residenza alla galleria troviamo un maestoso ulivo secolare con il suo tronco imponente e contorto.

Ma nei dieci mesi di soggiorno forzato Napoleone non si gode certo il relax e il mare idilliaco: progetta il suo ritorno sul campo di battaglia e infatti, il 26 febbraio 1815, l’imperatore lascia l’isola per intraprendere la sua ultima impresa.

Marina Zorz

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