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LSD: un allucinogeno tanto potente quanto affascinante

Caratteristiche, storia e curiosità

Che cos’è l’LSD?

L’LSD, acronimo del nome tedesco Lysergsäurediethylamid (dietilammide dell’acido lisergico), è una sostanza psichedelica semisintetica appartenente alla famiglia dei derivati ergolinici; viene sintetizzata in laboratorio a partire dall’acido lisergico, un composto che si può ottenere per idrolisi di alcuni alcaloidi presenti nell’ergot, un fungo parassita della segale (Claviceps purpurea). Tra questi alcaloidi, il più noto è l’ergotamina, da tempo impiegata in ambito farmacologico per le sue proprietà vasocostrittrici. L’interesse scientifico verso questi composti è legato anche alla loro capacità di interagire con il sistema nervoso centrale, caratteristica che rende l’LSD uno degli allucinogeni più potenti mai scoperti.

Storia della nascita dell’LSD e del suo inventore

LSD-25 venne sintetizzato per la prima volta nel 1938 da Hofmann; le ricerche sulla nuova sostanza, però, vennero immediatamente interrotte: le cavie animali sulla quale era stata testata avevano mostrato un forte effetto sull’utero (e una strana irrequietezza durante l’anestesia), ma l’interesse verso l’LSD-25 era relativo al suo utilizzo come stimolante per la circolazione e la respirazione, quindi venne accantonato. Per i successivi cinque anni non venne più mostrato alcun interesse per questa molecola.

Prima di procedere con il bizzarro episodio che permise di evidenziare le proprietà psicotrope e allucinogene dell’LSD, parliamo del percorso di chi l’ha scoperta: Albert Hofmann. Albert iniziò la sua carriera presso l’azienda farmaceutica Sandoz di Basilea nel 1929. I suoi interessi erano sempre stati rivolti alla chimica delle sostanze vegetali e animali, e nei laboratori del settore chimico-farmaceutico dell’azienda trovò pane per i suoi denti: gli venne affidato l’incarico di isolare con estrema precisione i principi attivi delle piante medicinali in modo da ricavarne gli esemplari puri. Durante i primi anni di ricerca il suo lavoro si concentrò sui principi attivi della scilla mediterranea (Scilla maritima) e della digitale (Digitalis) che a causa della loro instabilità non avevano trovato largo uso in ambito medico; ma nel 1935, anche dopo aver raggiunto significativi risultati, gli studi relativi a queste piante vennero provvisoriamente interrotti.

Hofmann, alla ricerca di un nuovo campo d’indagine, si interessò agli alcaloidi dell’ergot; questo fungo (anche chiamato Claviceps purpurea), come sottolinea Albert nel suo libro “LSD, il mio bambino difficile”, ha una storia molto affascinante, essendo stato il protagonista di avvelenamenti di massa nel periodo medievale: la malattia a cui portava si presentava sotto due forme caratteristiche, una cancrenosa e l’altra convulsiva; l’insieme dei vari sintomi aveva in comune affezioni epidermiche accompagnate da intense sensazioni di bruciore alla pelle, che potevano culminare nella putrefazione di quest’ultima o nel distaccamento degli arti. Comunque sia, Albert iniziò a lavorare con l’ergot e, come accennato poco sopra, nel 1938 sintetizzò l’LSD-25; questa sostanza, risultata inutile agli interessi farmacologici dell’azienda, venne messa da parte per dare attenzione alla purificazione dell’ergotossina; in pochi anni Hofmann riuscì a creare un farmaco utilissimo per incrementare la circolazione periferica e migliorare la funzione cerebrale nel controllo dei disturbi geriatrici.

Dopo aver ottenuto questo straordinario risultato il chimico svizzero mostrò nuovamente interesse per l’LSD-25 e così decise di produrne un nuovo campione da consegnare al dipartimento farmacologico per ulteriori analisi: questa volta però, durante la sintesi, fu costretto a interrompersi a causa di forti sensazioni di vertigini e profonda irrequietezza, cui seguirono una visione dei colori molto più vivida e un’immaginazione particolarmente stimolata; dopo due ore l’effetto svanì lasciando spazio a curiosità e, per un scienziato come Albert, necessità di fare chiarezza sulle proprietà di quella molecola.

Decise così di testarla su di sé: pensando di assumere la più piccola quantità che potesse dargli qualche effetto psicotropo prese 0,25 mg (milligrammi, ovvero millesimi di grammo), corrispondenti a 250 mcg (microgrammi), una dose decisamente potente. Durante il picco dell’esperienza, Hofmann fu colto da sensazioni di generale ansia e preoccupazione: temeva di impazzire, aveva difficoltà a comunicare in maniera intelleggibile e percepiva alterazioni fisiche marcate; scrisse di sentirsi come fuori dal proprio corpo, immerso in un flusso continuo di immagini, colori e forme in movimento. Tornò a casa sua in bicicletta, accompagnato ovviamente dal suo assistente, dando origine a quello che oggi è celebrato come il “Bicycle Day”, ovvero il giorno dell’LSD. L’esperienza in generale fu molto intensa e a tratti angosciante, ma per Hofmann fu anche rivelatrice, rappresentando per lui una sorta di viaggio verso la parte più profonda e inesplorata della coscienza.

Come agisce l’LSD nel nostro cervello?

Sorge a questo punto spontanea una domanda, cioè cosa succede all’interno del nostro cervello e come si creano queste famigerate allucinazioni? L’argomento è spesso trattato con ignoranza o superficialità, descrivendo l’LSD come una droga estremamente pericolosa e tossica; certamente, alterando lo stato di coscienza e la percezione della realtà, non è una sostanza da assumere senza l’adeguata preparazione e la giusta informazione, ma di questo parleremo a breve.

L’LSD agisce principalmente sul sistema serotoninergico, cioè quello che usa la serotonina come neurotrasmettitore; nello specifico l’LSD si lega ai recettori della serotonina, in particolar modo al recettore 5-HT2A, presente in molte aree della corteccia celebrale: questo legame altera il modo in cui i neuroni comunicano tra di loro, portando ad un’attività celebrale molto più caotica e intensa, con un aumento della connettività fra parti del cervello che normalmente non “comunicano” tra di loro (ad esempio le aree visive possono attivarsi in risposta a stimoli uditivi o emotivi, il che spiega perché si ha la percezione di poter vedere i suoni o sentire suonare i colori).

Le allucinazioni visive si originano da un’attivazione anomala della corteccia visiva, che solitamente lavora secondo un ordine gerarchico e ordinato; sotto l’effetto dell’LSD questa gerarchia si dissolve temporaneamente permettendo a molte aree del cervello di entrare in sincronia.

Pertanto, questo allucinogeno non crea immagini inesistenti ma altera la percezione della realtà, smontando quella che conosciamo, mescolando esperienze, ricordi e percezioni.

I rischi legati ad una overdose di LSD non sono di tipo fisico, quindi associati ad arresto cardiaco, attacco di cuore o grave depressione respiratoria, tristemente noti nei casi di assunzione eccessiva di sostanze come la cocaina, l’eroina o il crack. Ovviamente non è una droga priva di rischi: l’intensità e quindi l’effetto del trip dipendono dalla dose assunta e da set-setting, ovvero lo stato mentale della persona che li assume e il luogo in cui ci si trova prima di intraprendere il viaggio. Dal momento in cui l’LSD agisce rimescolando ricordi (quindi anche traumi vissuti) e percezione della realtà è importante trovarsi in uno stato mentale di serenità, in compagnia di persone di cui ci si fida e in un ambiente sicuro, isolato o comunque lontano dalla società. Se così non dovesse essere si rischia di incorrere nello spiacevole bad trip, un’esperienza allucinatoria spaventosa che porta con sé sensazioni di angoscia, timore e morte.

Nonostante gli aspetti negativi legati alla profondità e potenza di questa sostanza, un trip può essere un’esperienza incredibile che permette di entrare in contatto con il proprio io senza filtri, aiutando a capirsi e a cambiare la visione della vita. Non a caso, infatti, è stato usato per scopi terapeutici, quindi in ambienti controllati, nel trattamento di disturbi come ansia, depressione, dipendenze e amplificazione di processi terapeutici. Bisogna però ricordare ed essere consapevoli che l’utilizzo per scopi medici è regolamentato dalla presenza di uno psicologo/psichiatra, da una conoscenza approfondita della psiche di chi la assume (oltre che dei motivi per cui si è ricorsi ad una terapia psichedelica) e da un ambiente confortevole; l’esperienza con l’LSD non è assolutamente controllabile, una volta iniziata dura dalle 10 alle 12 ore e può risultare veramente impegnativa a livello psicologico: non si tratta solo di colori accesi, oggetti che mutano di forma e sensazioni al di fuori della normalità, pertanto è bene tenere a mente quanto detto.

Ci sarebbe ancora un mondo da esplorare, pertanto se l’argomento dovesse avervi incuriosito vi consiglio: il documentario “Have a good trip: Adventures in Psychedelics” disponibile su Netflix, nel quale diversi personaggi famosi fra i quali Sting, A$ap Rocky e Carrie Fisher raccontano accuratamente i propri viaggi e le sensazioni provate; oppure per una lettura più tecnico-scientifica il libro di Albert Hofmann, “LSD. Il mio bambino difficile”, che approfondisce i vari aspetti di questa sostanza con un tono più formale.

Sofia Beramini 

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