Al primo pub si va due volte, la prima inaugura la serata. La seconda volta sarebbe la terza. Dopo il secondo pub. I pub in totale sono quattro.
Il primo pub si chiama “Triade” ed è gestito da Mac. Mac è sempre col suo tirocinante Fabio. Mac e Fabio si possono definire due nerdoni della birra. Ogni settimana propongono birre diverse. Lattine, bottiglie e spine; amare, sapide e acide.
Triade è un pub piccolo, il più piccolo tra quelli presenti in città. Lo vediamo in questo momento. Io e Vaca ci siamo davanti.
Il mio amico Vaca ed io, una volta l’anno, di solito un venerdì che è leggermente più tranquillo rispetto a sabato, per quanto riguarda la movida, facciamo la nostra “Notte dei Pub”. Un po’ come il film di Edgar Wright “The World’s End”, in cui Simon Pegg e ciurma devono bere una pinta per pub, per un totale di dodici pub. Quindi dodici pinte. Molte, è vero.
In effetti in città abbiamo solo quattro pub. Ma facciamo che sono circa tre pinte al pub. Senza dimenticare che tre pub su quattro servono anche superalcolici.
Io e Vaca siamo hardcore
Stiamo finendo la sigaretta davanti al primo pub della serata. Vaca le scrocca sempre a me, o per lo meno mi scrocca sempre filtri. Quelli non li ha mai. A volte anche però mi chiede anche le cartine e il tabacco. Se vedo Vaca spesso il mio tabacco dimagrisce troppo velocemente. A volte è meglio essere grassi. Essendo che siamo amici, vedo la cosa più che come uno scoccare, come un “a buon rendere”. Insomma, non mi turba più di tanto.
La morte ci unisce. Come la morte fatidica gentilmente spinata da un publican. Anche lei ci unisce. Come unisce molte altre persone. Nel bene e nel male.
Il pub è piccolo. Collocato in uno dei vicoli più stretti della città. Da fuori si vede una porta in legno scuro e una finestra che da direttamente sul bancone. Due tavolini alti, il primo esattamente davanti alla finestra, che serve anche a passare gli alcolici senza che i due lavoratori escano. L’altro tavolino era posto tra il primo tavolo e la porta. Verso le nove di sera, quando la serranda del negozio di fronte decide di andare a dormire, altri due tavoli si svegliano e si posizionano esattamente opposti ai primi due. A quell’ora però la serranda era ancora sveglia.
OPEN, ci urla muta la porta. Io e Vaca con la cicca ormai estinta entriamo.
-Felo!
Mi urla Mac. Sì mi chiamo Felo.
-Mac! Urlo io.
-Buonasera!
Dice Vaca, seguito dal silenzio. Quel silenzio imbarazzante. Come di consueto Vaca non chiude la porta.
-La porta!
Esclama Mac con un tono serio ma in fondo in fondo scherzoso. O almeno credo, a volte non capisco se scherzi veramente.
Il pub dentro è ancora più piccolo rispetto a quanto possa sembrare da fuori, ci saranno circa tredici coperti. Luci soffuse. Tutto in legno, probabilmente un locale storico. Dal mio umile punto di vista il più sexyi della città. Le casse parlano in death metal, o black metal, o trash metal, o altro metal. Ma il volume bassissimo fa loro sussurrare questi linguaggi violenti e pesanti, tanto da renderli rilassanti.
-Che birra bevi?
Mi chiede Vaca con la sua erre moscia. Floscia. Bella da sentire. Ma motivo di scherzi nei suoi confronti.
-Io vado sul leggero per iniziare Vaca. Guardo un po’ il tabellone con tutte le birre.
-Prendo una Nitro Stout! Grande! Tu Vaca?
-Io vado di Sour Ipa. Voglio provare.
E così un miscuglio tra caffè, densità, acidità e frutta ci pervade. Almeno non appena Mac avrà spinato le due birre.
-Mettetevi pure fuori. Ve le passo dalla finestra Felo!
Chissà perché Mac si rivolge sempre a me e non a Vaca, se non al momento del pagamento.
-Ma Fabio? Dov’è? Si è licenziato Mac?
Chiedo a Mac mentre spina la mia birra per prima. Bella scura e cremosa.
-No!
Dice Mac senza più guardare la birra ma le mie orbite spaventate dal suo sguardo pugnalante.
In questi momenti, soprattutto, non capisco se Mac scherzi o meno.
Senza altro discutere io e Vaca andiamo ad accomodarci sul tavolo sottostante la finestra.
-Posso una sigaretta Felo! Ahahahah.
-Si Vaca prendi.
Dico io ormai esausto da questa domanda. Gli dico sempre che ormai non mi deve più chiedere. Prendila e basta. Eppure insiste e continua. Vabbè.
Prendo il mio tabacco con dentro le cartine e glielo lancio. Poi prendo i miei filtri e glieli lancio. Così magari non le chiede più.
-Self service Vaca. Ancora una volta che mi chiedi e ti lancio la tua bella Sour.
La mia voce si svuota a differenza delle due pinte piene che magicamente sono comparse davanti a me e Vaca. Ovviamente non magicamente. Mac a volte è fottutamente furtivo. Prendo la mia birra con sicurezza, forse troppa, dato che sto un po’ annaffiando il tavolino legnoso. Vaca fa lo stesso, anche lui schizza un po’ ovunque. E meno male che siamo solo alla prima pinta della serata.
-VIVA!
Esclamiamo insieme guardandoci negli occhi.
-Bene Vaca. Facciamo il nostro piccolo rituale. Poi beviamo la pinta più velocemente possibile e andiamo al prossimo pub.
Vaca mentre gli parlo si gira la sigaretta con lentezza e sorridendo, poi si infastidisce.
-Felo, non serve che mi ripeti il programma ogni volta brutto psicopatico. Da cinque anni è lo stesso. Dai su!
Finisce Vaca di parlare e al contempo mi prende il braccio e mi fa scendere dalla seggiola. Dobbiamo fare il rituale sì. Sarebbe un balletto: terminato ci inginocchiamo e cominciamo a piangere per finta. Dopodiché ci alziamo e urliamo una frase specifica.
Il tutto senza badare a passanti vari. è un po’ imbarazzante sì, ma ormai ci siamo abituati. Per questo scegliamo un venerdì.
Questo circo è iniziato di fatto cinque anni fa. Io e Vaca non ci conoscevamo ancora, chiaramente fino a quel momento. Il giorno in sé non ha importanza, anche perché né io né lui lo ricordiamo. In ogni caso, quel giorno entrambi uscimmo in centro città, proprio come stasera, ma da soli, fatti di sostanze stupefacenti. Lui LSD e io MDMA.
Ci siamo incontrati proprio al pub Triade. Io ero già lì seduto e stavo ascoltando col cellulare “El Pueblo Unido Jamàs serà Vencido” degli Inti Illimani. Sì, alquanto socialista, ma amo questo genere di musica.
Vaca si avvicinò a braccetto con due pupille più infinite del cosmo. Si mise a ballare la canzone. Io sconvolto e affascinato anche perché l’anfetamina è eccitante, decisi di unirmi al ballo.
Il ballo delirante proseguì per circa un minuto. Fortunatamente il locale era ancora vuoto e pioveva. Quindi poca gente in generale. Solo Mac ci guardava. Serio come mai visto da anima vedente. Muto a toccarsi la barba e dire “Mmmh”, annuendo leggermente. Impossibile sapere cosa pensasse.
Finito il ballo ci inginocchiamo ed entrambi cominciammo a piangere.
La musica, la droga, la birra, la pioggia, chissà. Chissà perché abbiamo pianto. Vabbè. Poi ci alzammo ed entrambi gridammo assieme “El Pueblo Unido Jamàs serà Vencido!”.
Subito dopo ci ricomponemmo e ci sedemmo a bere e a girare per i pub della città.
Così ogni anno, per celebrare il nostro incontro, facciamo la notte dei pub. Senza droga però, almeno non sempre. Per questo motivo il pub Triade è il nostro primo, come da storia.
Così anche oggi, in piedi, balliamo e beviamo sotto le chitarre e le voci degli Inti Illimani.
E poi non balliamo più perché il concertino finisce. E poi ci inginocchiamo e piangiamo per finta. E poi ci alziamo e urliamo la frase.
Mac è abituato a vedere questa scena. Però vedo sempre nei suoi occhi un profondo senso di disgusto nei nostri confronti. Chissà, magari mi sbaglio.
Adesso inizia la serata. Stecco la birra seguito da Vaca, che con difficoltà scola la sua Sour, che probabilmente gli corrode lo stomaco. Salutiamo dalla finestra Mac dicendogli che ripassiamo dopo e ci incamminiamo al secondo pub. Al Procione Addomesticato.